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la roma sotterranea cristiana 39

coglie in tre gruppi, o famiglie, i rimastine frantumi: quelli della cripta di Lucina; gli altri trovati presso la cripta papale; ed altri presso S. Eusebio, nell’area prima di Callisto. Sono i primi ed i secondi, della prima metà del secolo terzo; siccome i terzi, del secolo medesimo, ma cadente. E qui in brevi parole ripete quanto già disse largamente nei tomi I e II, intorno agli artefici dei sarcofagi di marmo che adoperavano i fedeli in tempi più antichi. Codesti sarcofagi non furono (dice, dimostrandolo) d’arte propriamente cristiana, ma scolpiti generalmente da artisti pagani; i quali costumavano di lavorarli, e tenerli preparati nelle loro officine, come cosa di commercio. I cristiani pertanto, che non erano ancora molto innanzi nell’arte scultoria, dovevano ricorrere a coteste officine, quando avessero voluto dare ai loro cari defunti più onorato sepolcro. Ponevano per altro singolar cura nel presceglier quelli che meno sentivano di mitologiche e pagane rappresentanze, e che ornati fossero di scene indifferenti e naturali; come, di naviganti, di pastorizia, d’agricoltura e di conviti; le quali molto bene si addicevano alla simbolografia cristiana. Quando però non potevano averli con tali rappresentanze, si attenevano a quelli fregiati di simboli del ciclo cosmico ed eroico; come maschere sceniche, giuochi palestrici e caccie; purchè non offendessero il senso morale e la fede cristiana: che se talvolta potea sembrarlo, davano di scalpello alle dubbiose figure.

Ma dunque non abbiamo noi sarcofagi di scalpello cristiano?

Dir questo sarebbe troppo: chè non pochi ce ne fa conoscere il ch. Autore sì del cimitero di Domitilla e di Callisto, come di altri suburbani, tanto del secolo IV, allorchè i sarcofagi di arte cristiana presero a prevalere e moltiplicarsi (p. 445), quanto di tempi anteriori, come sarebbe il sarcofago di Livia Primitiva nel cimitero Vaticano, già illustrato dal ch. Autore nel suo Bullettino di Arch. crist.1.

Dichiarata pertanto ed illustrata la parte artistica e simbolica de’ sarcofagi, passa l’A. all’esame epigrafico dei medesimi. E riproducendone esattamente le iscrizioni, anche le più minute ed astruse, completando talvolta con fine critica ed erudizione le mutile e monche, tutte le spiega a testimonianza del dottrinale svolto intorno all’uso, forma, arte ed età de’ sarcofagi.

Torna quindi all’esame (cap. IX) dei monumenti eretti dai coraggiosi cristiani, tuttochè perseguitati e proscritti, all’aperto cielo. E di cotesti i più antichi mostra esser le Cellae e Memoriae le quali

  1. An. 1870, pag. 59, 150.