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24 la roma sotterranea cristiana


Da cotesta scala pertanto principia il de Rossi le sue esplorazioni (cap. VII), raccogliendo le poche memorie epigrafiche, che v’incontra. Indi, superate non lievi difficoltà di escavazioni, giunge al piano dell’Arenario; si aggira per entro le gallerie, che vi si svolgono a tre e quattro piani, coordinate alla nobile scala; e fino al più piccolo frammento d’iscrizione che vi trova, tutto attentamente esamina ed illustra.

Dalla medesima scala si scende a un secondo piano del cimitero: se non che le vie che a sinistra s’incontrano sono, per le ripetute frane e rovine, inaccessibili affatto: quelle a destra, sono praticabili, è vero, ma già frugate e spogliate di ogni epigrafica memoria. Cotesto piano però innestandosi e compenetrandosi per le sue gallerie con l’attigua regione Liberiana, innanzi di dire dell’architettura e limiti e posteriore svolgimento del medesimo, principia, con miglior consiglio, a descrivere la seconda regione, la cui illustrazione riflette gran luce sulla storia di quel piano medesimo.

Appella (cap. VIII) pertanto questa seconda regione, Liberiana, non per altro se non perchè da’ dati cronologici ed epigrafici raccoglie essere stata principiata a scavarsi, e popolarsi di sepolcri mentre sedeva sulla cattedra pontificale papa Liberio.

Scesa la scala, ci troviamo in una vasta galleria, la più grandiosa della Callistiana necropoli. A prima giunta, ti si offre un nobilissimo cubicolo, diruto però e devastato. Nulladimeno quelle venerande rovine e avanzi parlano abbastanza alla mente del sapiente nostro esploratore per ritesserne (come ei fa) la storia, spiegarne il sistema architettonico, e mostrarne i pregi della scultura e della pittura, onde fu bellissimo il maestoso ipogeo. Raccoglie poi i frammenti epigrafici sparsi qua e là, ond’evoca celebri nomi di sepolti, che il Boldetti, non curando que’ spregevoli frantumi, credè omai affatto perduti.

Così, per esemplo, da due frammenti ricongiunti scuopre dalle poche parole che gli rendono, l’originale Elogio metrico di Damaso in lode del diacono Redento (cap. IX): Elogio solamente sin ora conosciuto nella Silloge epigrafica Palatina, edita dal Grutero.

Altri frammenti aduna: e di sessanta minutissimi ne ricompone la lastra marmorea, ove era incisa una lunga funebre memoria in elogio di giovinetto, o giovinetta (manca nella lapide il nome) uscito diciassettenne di questa vita. È una di quelle orazioni, o laudationes; che, secondo costume di que’ tempi, si pronunziava nel consegnare al sepolcro nobili personaggi. E il ch.mo Autore, nel comentare il monumento (cap. X) parla con la sua solita erudizione di cotesta antica costumanza Romana.