Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
22 | la roma sotterranea cristiana |
chiamavano: Eusebio, Marcello, Ippolito, Adria, Paolina, Neone, Maria, Massimo, Mariana, e Valeria. Dei quali, sebbene martirizzati in giorni diversi, tra l’ottobre e ’l decembre, il testo pone in cumulo la commemorazione a’ 30 di novembre (prid. kal. decembris): e a questo fanno eco i più antichi martirologi. Se la data, onde esordiscono gli Atti (Valeriano et Lucilio consulibus) fosse esatta, noi avremmo la cronologia della loro passione: ma come conciliare cotest’anno consolare 265 col pontificato di Stefano I, sotto cui, dicon gli Atti, soffrirono il martirio? Al Baronio, al Pearson e al Tillemont parve insolubile il cronologico problema, senza mutare il nome dei consoli; e lo fecero. Anche il de Rossi ne propone un’emendazione. Egli penetra con l’acutezza di sua mente nel fondo della narrazione: pondera i fatti, le circostanze, le persone che vi figurano, e n’esce felicemente a ratificare l’anacronismo che tanto sgomentò i dotti critici che lo aveano preceduto. Ei riflette: negli Atti è detto: Hippolytus misit se ad pedes beati Stephani, et deducebat ad eum,,.. multos ex paganis ec. Dum haec frequenter fierent, ... divulgatum est Valeriano a quodam Maximo praefecto urbis, qui talem suggestionem dedit Valeriano ec. Ora è certo che mentre imperava Valeriano e sedeva sul soglio pontificale Stefano I, era prefetto in Roma un Massimo (an. 255, secondo l’indice Filocaliano): quindi ricordando come i Prefetti potevano governare anche per più anni; il Massimo, prefetto di Roma accennato negli Atti, ci porta necessariamente a leggere la data consolare del martirio subito dai greci Eroi, Valeriano IIII et Gallieno II coss. (an. 257). Non è dunque da emendare che Lucilio in Gallieno per togliere affatto il supposto anacronismo. Errore soltanto di calligrafia, che il nostro Parafraste del sec. VIII può aver preso dallo svanito nome Gallieno, riscontrato negli Atti ginevrini che avea sott’occhio.
Sciolta questa importante e principalissima difficoltà, per non dire di altre minori, che il rozzo testo offriva alla sottil critica dell’Autore, resta evidente, che l’Arenaria presso il coemeterium Callisti al primo miglio della città; ove Ippolito solitario apriva un cimitero per i suoi confratelli convertiti; ebbe sua origine sulla metà del secolo III. Quindi premesso quanto potea sapersi da isteriche fonti e dagli antichi documenti intorno all’Arenarium Hippolyti, passa il ch. Autore (cap. IV) a indagarne il topografico sito. Se non che, anzitutto racconta, dolentissimo, come le storiche cripte dell’Arenaria d’Ippolito furono nel 1646 spogliate delle più preziose memorie, per una certa smania, detta altrimenti santo zelo, di arricchire le chiese dei corpi e reliquie di santi Martiri; per guisa tale, che quivi non ri-