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16 la roma sotterranea cristiana

valse e subentrò nell’area terza e quarta. Ora, è dimostrato che l’area prima è del secolo II cadente, o del IV entrante; la seconda e la terza, degli ultimi del III secolo, e della prima metà del IV; l’area quarta, del IV inoltrato. Confrontando adunque le quattro cripte della terza e quarta regione, architettate alla maniera di quella degli Eutichii, a emiciclo e absidate, ne pare evidente che come la cripta Eutichiana ne fu il tipico esemplare, così il principio cronologico siccome lo sviluppo di tal forma architettonica, si debba tra il III e IV secolo stabilire.

Il difetto poi assoluto di memorie ed epigrafici monumenti di questa devastata regione, pone nella impossibilità il ch. A. di sapere lo scopo preciso e la ragione, perchè di questa forma absidata e circolare venissero costruite coteste cripte. Se non che il confronto di queste (rispetto all'uso) con i mausolei costruiti sopra terra (de’ quali parlerà a suo tempo in questo volume) gli suggerirebbe il pensiero che come questi, così quelle contener dovessero in mezzo il sarcofago di qualche illustre defunto, o martire della fede, e destinate fossero a celebrarvi le commemorazioni degli estinti confratelli e le rituali agapi e sinassi.

E qui termina la illustrazione topografica, e di tutte le pitture quante ne potè scuoprire nelle principali cripte delle quattro regioni; offrendone la riproduzione cromolitografica, in dieci e più Tavgle, con tanta verità e scrupolosa esattezza, che in rimirandole bisogna dire:

Non vide me’ di me chi vide il vero.


Un altro sistema di sepolcreti si sovrappone alla 1.a e 4.a area del grande Cimitero; ma per non ingenerar confusione di dati, di epoche e di nomi, a scapito della chiarezza e dell’ordine, si riserba il ch.mo A. a parlarne quando abbia esaurita completamente la trattazione delle quattro aree, con l’esame dei loro monumenti epigrafici dei quali appunto or passa a ragionare.

Né è a dire la pena e la fatica, che gli costasse lo studio e la retta restituzione di codesti monumenti. Racconta infatti (cap. XIX) che «gli epitaffi cimiteriali erano quasi tutti staccati dai loro loculi, infranti e mutili, e tanto misti con pietre diverse, precipitale dal suolo esterno e dai piani superiori per le scale e le bocche dei lucernari, che appena dopo lunghissima e minuta osservazione si può giungere a discernerne le classi, ricomporne le sparse e lacere membra, e dare alcun sesto ed ordine a sì arruffata matassa. Frantumi della mede-