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la roma sotterranea cristiana 7

È ormai evidentemente dimostrato, che della immensa Callistiana necropoli, quella regione la quale si estende a occidente tra l’Appia e l’Ardeatina, contiene altri cimiteri minori incorporati alla grande necropoli; i quali sono conosciuti, per antichi, genuini e svariati documenti, sotto i nomi di santa Sotere, Ippolito, e Balbina. La questione si riduce dunque a vedere quale dei tre nomi convenga alla basilica di cui ragioniamo, e quindi al grande sotterraneo cimiterio.

Intanto il ch.mo A. principia a dimostrare (cap. II) che il cimitero di s. Ippolito non può esser quello che ’or va esaminando; perocché desso è situato col suo arenario lungo la via Appia a settentrione; mentre questo è tra l’Appia e l’Ardeatina a levante; e poi non sappiamo che alcuna chiesetta esistesse mai sul suo arenario. Nemmeno è da scambiarsi col cimitero di s. Balbina; avendo l’A. ormai provato e nel tomo I (p. 265)., e nuovamente in questo, come la postura di esso non è nella parte più settentrionale della cristiana necropoli, racchiusa tra le due nominate vie. Qual conseguenza pertanto più legittima, che dei tre nomi quello veramente si convenga alla Basilichetta e suo sotterraneo, di s. Sotere? Mi sarebbe però impossibile, se io qui volessi formulare in poche parole la vasta erudizione, il ragionare sottile, la critica esposizione dei fatti e dei monumenti, onde il sommo Archeologo viene alla conclusione della sua tesi. Talmentechè, dubitare ancora della convenienza dei nome di s. Sotere con la chiesetta, rimasta fin qua anonima, e col suo sottostante cimitero, sarebbe un negar la luce in pieno giorno.

Ma qui sorge un’altra difficoltà: altre sante omonime si leggono nel romano Martirologio; qual sarà dunque quella, cui è intitolato il sacro edificio ed il sotterraneo?

Difficoltà, invero, spinosa e difficile; ma già in gran parte sciolta dall’A. nel I e II tomo dell’opera, ove chiamò a rassegna e collazionò i più antichi Martirologi, donde trasse gran lume a discernere l’età, il nome e la passione dei martiri che riposano nella vasta necropoli della R. S. Tornato quindi a interrogare cotesti Martirologi, e confrontando le testimonianze di questi con quanto ne dicono i gravi autori, e anzitutto, il famoso Codice di Berna, da lui recentemente scoperto, dilegua il dubbio di Ruinart1 e conferma l’asserzione di Tillemont2, che la nostra Sotere è veramente quella, di cui il natale si celebrava ai 10 di Febbraio, secondo il Calendario Gelasiano, o agli 11 come ricorda una preziosissima iscrizione dell’anno 401; siccome a’ 6 di detto mese, se ne festeggiava il martirio.


  1. V. Acta mart. sincera, p. 406.
  2. V. Hist. eccl, t. V, p. 689.