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6 la roma sotterranea cristiana

scambio, e mostra chiaro e aperto come l’errato titolo di s. Felicita, dato a questo Cimitero, derivasse dall’aver prestato troppo ciecamente fede ad un antico Indice dei Cimiteri di forma corrotta, adoperata da chi lo inserì nelle Mirabilia urbis Romæ. Indice ch’ei dimostrò, con quella sorprendente erudizione e finissima critica tutta sua propria, nel primo tomo dell’Opera1, essere viziatissimo e fallace, vuoi per le arbitrarie trasformazioni di nomi, vuoi per le non infrequenti lacune ed erronee indicazioni d’ipogei e di luoghi. Per la qual cosa, mostrato come codesto Indice stia in contradizione coi veri monumenti e coi più antichi testi e dati della topografia cimiteriale, facilmente s’intende perchè il Ciacconio ce lo dasse pel cimitero di santa Felicita.

Il dottissimo Bosio vi scese secondo: e dopo averlo in gran parte percorso ed esplorato, si contentò chiamarlo il Cimitero delle bocche (dai molti suoi lucernarii). Perocchè, chiamarlo col suo precursore Ciacconio sanctae Felicitatis, egli non poteva; ben sapendo che s. Felicita diè nome ad un cimitero della Salaria, non dell’Appia; che fosse poi il Cimitero di s. Balbina con la sua basilica sovrastante, sebbene lo sospettasse, non volle asserirlo; quindi rimase per lui anonimo ed il Cimiterio delle bocche.

Il de Rossi però, sicuro del canone ormai certo della scienza archeologica, rispetto ai cimiteri cristiani; che questi, cioè, nell’età della pace e dei pellegrinaggi a que’ santuarii, prendevano quasi sempre il nome dalla maggiore basilica o chiesetta che ne stava sopra terra, muove dal rintracciare il vero nome dell’edificio, che originariamente esiste (e le mine ce lo attestano ancora) sopra il dorso del cimitero di cui ragioniamo. E a questo fine prende a studiare accuratamente que’ sarcofagi ed iscrizioni che si dissero rinvenute nel 1640 nelle rovine di una basilica tra le vie Appia e Ardeatina; e queste tutte raccoglie in un corpo a lume e guida delle sottili sue investigazioni. Consulta i primi studiosi raccoglitori dei monumenti della callistiana necropoli, come Aleandro, il giuniore, il Judio, il Fonseca e i più preziosi antichi Codici: i quali tutti gli dicono che veramente inter vias Ardeatinam et Appiam fu una basilica. Ma, e il nome di questa? Ecco l’incognita del problema. Perocchè non è quella basilica a tre navi, ricordata nel Codice Vallicelliano (G 36), già dedicata a S. Damaso, meglio, come evidentemente prova il ch.mo nostro A., a san Marco papa; e nemmeno è da confondersi con altre chiesette ed oratori, che alla superficie del grande Cimitero pertennero.


  1. Pag. 159, 160.