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la roma sotterranea cristiana 5

fatto di nome e di topografia. Ed ecco perciò il còmpito che qui si propone il ch. Autore: vedere se questa grande sotterranea zona ebbe mai speciale denominazione dai sacri archeologi che lo precederono in siffatti studi; e se que’ nomi che variamente ebbe da alcuni di essi, sieno esatti, e rispondano adeguatamente alla storia, alla topografia ed alla critica. Quindi è, che, messe da parte le vecchie opinioni già dimostrate o meramente congetturali o fallaci, e non fidandosi per questo ai giudizi già emessi dai passati scrittori, prende anzi tutto a guida principale i dati topografici, storici ed eprigrafici; e così riesce felicemente a scuoprire che la Basilichetta sovraposta al grande quadrilatero sotterraneo, essendo veramente quella di Santa Sotere o Soteride, dovette dare il nome alla sotterranea necropoli. E tanta è la lucidezza dei concetti, il collegamento e naturalezza delle deduzioni e la testimonianza che sa trarre dalle Iscrizioni, svelandone l’arcano linguaggio, che bisognerebbe aver perduto il ben dell’intelletto per non rimanerne persuasi e convinti.

E pare impossibile che di quanti scesero in questi sacri recessi pel corso del sec. XV (e ne fanno testimonianza i nomi e le epigrafi cronologiche che ancora si vedono, massime nella cripta del buon Pastore) principiando da quel famoso Pomponio Leto, il quale fittosi in testa «di trasformare il paganizzamento letterario in religioso», soleva scendervi co’ suoi compagni unanimes investigatores antiquitatis1 pare impossibile, riprendo, che nessuno si prendesse pensiero di richiamare a vita di cotesti luoghi le sacre e venerande memorie. Infatti avverte l’Autore (cap. I) che non prima del sec. XVI si pose mente a questa importantissima regione della Callistiana necropoli. E il primo fu il dotto Alfonso Ciacconio, che ne lasciò i suoi studi nel Codice Vat. 5409, sotto il nome di coemeterium s. Felicitatis. Se non che il sottile nostro Archeologo rileva che, quanto è vero che gli affreschi studiati e raccolti dal dotto Domenicano partengono veramente a questa sotterranea zona, altrettanto è erroneo che il Cimitero dir si debba s. Felicitatis; avendo già provato sino all’ultima evidenza il ch.mo A., massime nel suo Bullettino di Arch. cristiana2, che il cimitero della insigne martire giace, non sull’Appia, ma sulla via Salaria.

Ma forse, dirà il lettore: come tanto valente uomo, che fu il Ciacconio, e i dotti Bollandisti che pare ne secondassero l’opinione, cader poterono in sì fatto abbaglio?

Il sagace A. avea preveduta l’obiezione: e però, secondo suo costume di nulla mai asserire senza provare, rintraccia l’origine dello

  1. Cantù, Gli eretici in Italia, T. II, p. 187.
  2. An. 1863, p. 41-46.