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DI FLAMINIO VACCA 27

60. Mi ricordo, che al tempo di Pio IV sotto il Palazzo, già del Cardinal della Valle, furono trovati molti pezzi di cornicioni, e rocchj di Colonne, e capitelli Corintj. Vi rimase ancora gran robba; e perchè erano contigue alle Terme di Nerone, ed ancora per essere opera di marmo salino, (mentre non adoprò altra specie di marmi nelle sue fabbriche), per questa ragione, mi dò a credere, che fossero membri delle sue Terme. Vi si trovò anche un capitello di smisurata grandezza, e se ne fece l’Arme di Pio IV di Porta Pia. Mi ricordo parimente, che nella piazza, che si dice di Siena, ove ora li Teatini fabbricano la Chiesa di S. Andrea, nel fare li fondamenti vi trovarono un pezzo di granito dell’Elba lungo palmi quaranta, di grossezza circa sei palmi, e sotto ad essa una selciata antica; giudico però, che detta Colonna vi fosse stata trasportata, non essendo in detto piano altri vestigi di antichità: e seguitando a cavare quasi vicino la creta, si trovò un gran Nicchione, il quale dava segno di superbo edifizio. Della Colonna ne fecero pezzi, ed uno di essi l’hanno posto per soglia della porta grande di detta Chiesa.

61. Mi ricordo cavare nel Cortile di S. Pietro alquanti pili, de’ quali ve n’è ancora uno appresso la Guardia de’ Svizzeri, essendo in essi scolpite figure togate, con libri, e scritture in mano, ed alcuni inghirlandati: credo fossero sepolcri de’ Filosofi, e Poeti; giacché Vaticano deriva da Poeti. La Pigna di bronzo, che sta nel suddetto Cortile, fu

    pubblico, si rese subito un oggetto di ammirazione per gli Viaggiatori, d’onde ne nacque, che un personaggio, che lo aveva veduto e intesa la Storia, fece sotto mano intendere, che li cento scudi si sarebbero facilmente convertiti in cento doppie per acquistarlo, alla qual proposizione, con molta grazia, e nobiltà assieme, rispose il detto Prelato, che bene spesso aveva campo di vedere cento doppie, ma de’ Camei di tal rango, e merito uno solo ne avea veduto in tutto il corso di sua vita.
    Forse a qualcuno de’ Lettori piacerà questo racconto.
    Il sudetto Cameo fu delineato, ed inciso dal Caval. Odami, ed impresso in foglio nel 1747, conservandosi il rame nel sudetto Museo Strozzi.