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DI OTTAVIO FALCONIERI 59

se un simil tributo ai Romani, è per certo cosa difficile, ma se io dovessi torre ad indovinare, direi, che fusse stato un Popolo di Toscana, perché essendo cominciala in quella Provincia, secondo Plinio, prima che in ogni altra parte d’Italia l’arte del lavoro di creta, portato quivi di Corinto da Eucaro, ed Eugrammo, i quali accompagnarono Demarato Corintio nel fuggirsi, che egli fece da quella Città, non è lontano dal verisimile, che in progresso di tempo si aumentasse nella Toscana l’uso di essa, e che per questa ragione, come di cosa lor propria, e particolare pagassero il tributo all’Imperio Romano i Toscani. Anzi Varrone citato dallo stesso Plinio, parlando di quest’arte narra che ella in Italia si perfezionò molto e spezialmente in Toscana. Che che sia di questa mia conghiettura, che come tale specialmente intendo di sottoporla al vostro purgatissimo giudizio, io vi ho liberamente detto quello, che mi è passato per la mente potersi dire di questo muro, e della Iscrizione del mattone cavato da esso: nella qual cosa se io non avrò conseguito la verità ricercala, questo avrò io certamente conseguito di farvi conoscere nell’indirizzarvi questo Discorso la stima singolare, che io, conformandomi al concetto, che ha degnamente di voi l’universale degli uomini eruditi, professo di fare del vostro merito. Se poi parerà ad alcuno, che di cosa sì piccola, e di niuna considerazione degna troppo gran caso io abbia fatto, e perdutovi troppo tempo, io dico loro, che se egli è vero ciò, che Cicerone era era solito di dire, che Nescire quid antequam nascereris actum sit, id vero est semper esse puerum: adunque il ricercare non solo le cose grandi della Antichiià, ma le piccole ancora è un allontanarsi tanto maggiormente dalla volgare schiera di coloro, i quali nulla curando delle cose fatte innanzi a loro, come se ogni giorno, anzi ogni momento venissero nuovi al Mondo, meritan di esser chiamati da un si grand’uomo con nome di Fanciulli. Vivete felice.

Fine della Lettera di Ottavio Falconieri