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DI OTTAVIO FALCONIERI 55

sito, come fra gli altri cementi dello ruine del muro sopraddetto io vidi un pezzo di marmo bianco grosso circa a mezzo palmo, e lungo forse un palmo, e mezzo, nel quale con lettere di buonissima maniera, e elle occupavano tutta l’altezza della faccia, si leggeva

A G R I P P A


e questo portato forse fra le altre pietre spezzate, fu poi cercato da me più volle, ma sempre in, vano. Che se vi è alcuno il quale non si appaghi di questo pensiero, son pronto a mutarlo ogni volta, che da altri mi si dimostri più probabile la sua opinione, e mi si faccia vedere a quale altra sorte di edilizio, che a un acquedotto abbia potuto servire un muro posto sì vicino al Pantheon, che a seguitar la traccia di quel poco, che ve se ne vede rimasto, bisogna, che laddove passava vicino alla circonferenza del tempio, appena tre, o quattro palmi se ne discostasse.

Circa poi alla spiegazione del resto della iscrizione; io son di parere, che le lettere, le quali si vedono nel giro maggiore del sigillo

TERT. D. L. EX. F. CAN. OP. DOLI. I


debbano leggersi cosi: Tertullus Decii Libertus ex figulina Canonis operis doliaris prima1 ovvero operum doliarium prima. Che l’EX. F. debba leggersi ex figulina, apparisce dall’uso vano, che avevano gli antichi di contrasegnare in tal modo simili lavori, come si legge in un mattone quadro, cavato dalle mine di un tempietto, che era nel castro Pretorio, l’iscrizione del quale è fra le altre del Grutero, ed è questa:

  1. Monsig. Fabretti in una sua Nota a penna nell’esemplare, che teneva di questo Discorso impresso unitamente colla ROMA ANTICA, fino dal tempo della prima edizione, pretende, che la qui riferita parte d’Iscrizione debba leggersi diversamente da quello, che fa il Falconieri, allegando a suo favore un Sigillo nel Portico di San Lorenzo fuori delle Mura colle seguenti lettere TERTIVS DOM LUC. alle quali soggiunse egli, cioè DOMINAE LVCILLAE, come in altri per extensum si raccoglie: onde la spiegazione dell’Autore va a spasso. Chi delli due abbia ragione, lascieremo, che lo decidino quelli, che hanno fatto tesoro in lor mente delle più recondite, e sublimi cognizioni Lapidarie.