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DI OTTAVIO FALCONIERI 37

ta bastevol cagione a Lucio fratello di quello, d’attribuire a suo dono la parte, che in quella del fratello aveva avuta. Ed è anche da osservarsi in confermazione di ciò, che in questa iscrizione si usa la parola PERVENIT, come per appunto ne’ testi con significato particolare, dove si tratta d’eredità, la quale si pervenga, a chi che sia per ragione di fidecommisso; e particolarmente nella l. in fideicomisi §. cum Pollidius ss. de usuris, e nella l. quidam cum filius familias 46. ss. de hæred. instituendis.

EX VENDITIONE ATTALICORVM. Li drappi d’oro, i quali Attalici nomavansi appresso i Romani da Attalo Re di Pergamo, il quale, Plinio narra [Lib. 37. cap. I.] esserne stato 1’inventore, cominciarono ad usarsi in Roma, secondo il medesimo, insieme con l’altre delizie ìntrodottevi dopo la guerra d’Asia; cioè dopo l’anno di Roma 564. Servirono essi primieramente per vestimenti, al quale uso, è verisimile, che fussero da principio ritrovati. Quindi cresciuto il lusso, cominciarono ad adoperarsi indifferentemente in tutte le altre occasioni, nelle quali cadesse in acconcio alla Romana magnificenza il far pompa di se medesimo con la ricchezza, e con la singolarità degli ornamenti. Questi diversi usi degli Attalici sono annoverati da varj Scrittori, ma da niuno più distintamente, che da Properzio, dal quale sono mentovali in diversi luoghi, per vestimenti, come in que’ versi.

Attalicas supera vestes, atque omnia magnis [Lib. 3. Eleg. 17.]

Gemmea sint ludis.

o per addobbi da coprir le letta ne’ Mortorj, e ne’ Conviti in altro:

Nec sit in Attalico mors mea nixa toro. [Lib. 2. Eleg. 13.]

ed altrove:

Sectaque ad Attalicis patria signa toris. [Lib. 4. Eleg. 5.]

o finalmente ad uso di paramenti, laddove rimprovera a Cintia, ch’ella mostrasse di avere in dispregio le grandezze di Roma.

Scilicet umbrosis sordet Pompeja columnis [Lib. 2. Eleg. 15.]

Porticus, aulæis nobilis Attalicis.