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26 DISCORSO

ciò, ch’essersi fatto dalle fanciulle scrive Volfango Lazio [Lib. 3. de Rep. Roman.
Lib. 5 Antiq. Conv
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già mentovato, e di sonar le Tibie, come osserva Guglielmo Stuchio, e queste chiamavansi da’ Greci αυλητρίδαι, cioè Sonatrici delle Tibie. E da Suida si fa menzione di alcune Donne chiamate δειπνοφόροι: cioè, come dichiara egli stesso φέρουσαι τοῖς κατακεκλιμένοις ἐν τῷ τῆς Ἀθηνᾶς ἱερῷ τὰ δεῖπνα. Quelle, che portavano da cena a coloro, i quali stavano a mensa nel Tempio di Pallade. Oltre di ciò, che le Donne nominatamente, e da per se sole [15. ann.] Celebrassero talora i Lettisternj, è manifesto da un luogo di Tacito, dov’egli raccontando i sagrifizj, e l’altre cerimonie sagre, le quali per placare gli Dei irritati dalle sceleraggini di Nerone si erano fatte in quell’anno, cosi dice: Mox petita a Diis piacula, aditique Sibyllæ libri, ex quibus supplicatum Vulcano et Cereri Proserpinæque ac propitiata Juno per Matronas, primum in Capitolio, deinde apud proximum mare. Unde hausta aqua Templum et simulacrum deæ perspersum est; et lectisternium ac pervigilia celebravere Feminæ quibus mariti erant.

Da tutte le sopraddette cose stimo, che si possa probabilmente conchiudere, queste Pitture, siccome proposi da principio, non per altro essere siate fatte nel sepolcro di Cajo Cestio, che per mantener viva in esse la ricordanza della dignità di Settemviro degli Epuloni goduta da lui. Opinione, ch’io non intendo di proporre a’ Lettori, se non come fondata su quelle incertezze, fra le quali è costretto a ravvolgersi chiunque muove il passo per la folta nebbia dell’Antichità. Ma qualunque ella sia a miglior fondamento di ragioni la giudico appoggiata, di quella di chi stimò, che in esse si rappresentassero cose appartenenti a Funerali, ed a quelle cerimonie, che dagli Antichi chiamavasi Instauratio funeris, argomentando ciò dalle Tibie, che ha nelle mani la terza Figura, dal vaso, che porta nella man manca la seconda, ch’egli stima esser quello dell’acqua lustrale, e da’ Panieri di fiori, che e’ suppone avere in mano l’altre due Figure sedenti. Ma oltre che intorno a quest’ultime il fatto non è cosi, avendo esse nelle mani cose tanto diverse (ed in ciò sia pur certo il Lettore di non essere ingannato) a quest’ opi-