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128 | DELLE VIE DEGLI ANTICHI |
apposto ad Appi Forum in XIIII. tale essendo lo distanza fra Tres Tabernæ, e quest’ultimo luogo. Circa poi la stazione ad Sponsas, le sue rovine si veggono a sinistra della via Appia presso Torre Tre Ponti a Tor Mercata; e non è strano credere, che il nome della stazione moderna sia una corruzione della primitiva denominazione ad Pontes. A Torre Tre Ponti veggonsi ancora parecchie colonne milliarie antiche; imperciocchè la via Appia essendo rimasta in parte sommersa dalle acque delle paludi Pontine durante il tempo della barbarie, erasi perfettamente conservata come le acque l’avevano trovata nel momento della inondazione. Allorché però le paludi furono asciugate dal magnanimo Pontefice Pio VI, che in ciò emulò Augusto e Trajano, stimò necessario rialzare la strada, ed allora l’antica via venne distrutta, e furono rovinati parecchi antichi ponti, ma la direzione antica conservossi, e ne’ lavori fatti in quella occasione furono trovati parecchi strati diversi di pavimenti, coi quali anche ne’ tempi antichi questa via era stata sempre rialzata. In quella stessa occasione furono trovate le rovine dell’antico Forum Appi circa VII miglia distante dal sito dove ponemmo la stazione ad Sponsas, ed ancora conservano l’antico nome presso i contadini. A Foro di Appio devia a sinistra una via, che conduce a Sezze, e che dagl’indizi ivi esistenti pare doversi riconoscere per antica.
Nell’Itinerario di Gerusalemme si pone fra Terracina, e Foro di Appio la stazione ad Medias distante X miglia dalla prima, e IX dall’altro, distanze presso a poco esatte; imperciocchè la stazione ad Medias ancora conserva il suo nome, e si chiama Mesa, ed ivi veggonsi antiche iscrizioni relative a coloro che ristaurarono la via Appia nelle paludi Pontine, ed i ruderi di un sepolcro.
La via moderna si divide dall’Appia un miglio circa di là da Ponte Maggiore evitando di salire a Terracina; l’antica però divergeva a sinistra appunto per salirvi, e passare presso la fonte di Feronia della quale Orazio nella descrizione del suo viaggio a Brindisi così si esprime nella satira V. del primo libro:
Ora manusque tua lavimus Feronia lympha.