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DISSERTAZ. DI A. NIBBY. 101

non lasciare nel tempo stesso interrompere dalla via il suo palazzo fece coprirla con archi, ed ancora si vede questa via coperta, ed in memoria di tale opera sino a’ nostri tempi si è letta la iscrizione originale al suo posto, che oggi si trova confusa insieme colle altre nel Vaticano:

L. OCTAVIVS. L. F. VITVLVS
C. RVSTIVS. C. F. FLAVOS
IIII VIR. D. S. S
IAM INTEGENDAM
CVRAVER


Come si vede questa via venne coperta per sentenza dei Senato in contemplazione di Mecenate stesso. D’altronde essendovi l’altra strada non era più così frequentata e necessaria. Essa traeva il lume da quattro aperture quadrate nella volta, delle quali due ancora restano intatte.

Tivoli, o Tibur è la prima stazione citata dall’Itinerario, che la pone a ventimiglla da Roma, e la seconda, che si osserva nella carta; ma ivi manca il numero; e siccome quello dell’Itinerario è esatto, calcolando la differenza fra la porta Esquilina, e la porta attuale, fra il miglio antico, e il moderno; perciò dovrà nella carta segnarsi il numero VI. per completare colle XIV. delle acque Albule le venti. A Tivoli la via Valeria traversava di nuovo l’Aniene, e per quella parte che oggi dicesi Porta S. Angelo, fra il monte Catillo, e la riva destra dell’Aniene si dirigeva a Varia. Questa, che potremo considerare come la terza stazione, nella carta trovasi posta otto miglia distante da Tivoli; seguendo adunque la via Valeria, che segue sempre il corso dell’Aniene, il quale unitamente ai monti le impedisce ogni altra direzione, dopo otto miglia si trova Vicovaro, il cui nome corrispondente al Vicus Variæ, e la distanza analoga a quella che la carta prescrive, dimostrano essere l’antica Varia. Lungo il tratto da Tibur a Varia, dopo il terzo miglio si vede che la via Valeria era sostenuta da magnifiche sostruzioni verso il Fiume.

Passata Varia, a S. Rocco una via che volge a sinistra, mena alla valle Ustica, ed alla villa di Ora-