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68 DELLE VIE DEGLI ANTICHI

mos triumphantibus, alias confestim eodem loco pungere: et observatum est sub cujusque obitum, arborem ab ipso institutam, elanguisse. Ergo novissimo Neronis anno, et sylva omnis exaurit radicitus, et quidquid ibi gallinarum erat interiit. Lo stesso narra Dione, quanto alla prima parte nel libro XLIII. pag. 444, quanto alla seconda nella vita di Nerone. Anche Aurelio Vittore in Nerone riferisce lo stesso. Che in questa villa vi fosse un tempio de’ Cesari colle loro immagini e quella di Augusto con scettro, si arguisce da quello, che Svetonio continua a riferire al luogo indicato di sopra; ac subinde tacta de cœlo Cæsarum æde, capita omnibus simul statuis deciderunt: Augustique sceptrum e manibus excussum est.

Altri posero questa villa a Frassineto; ma Frassineto è almeno due miglia più in là delle nove, ed è sulla via Tiberina, e non sulla Flaminia, come da Plinio si è veduto essere la villa di Livia. Poco più di due miglia distante da Prima Porta a sinistra si vede un colle chiamato Monte Tivieri nella riva destra del fosso di Prima Porta, e sotto di esso è il casale di Pietra Pertusa. Che ivi esistesse un tempio una antica città o borgo di questo nome, e che questo fosse incendiato dai Longobardi, Agnello nel libro Pontificale degli Arcivescovi Ravennati, nella vita di Pietro Seniore, c. 3. lo afferma: Post hac vero exierunt Langobardi, et transierunt Tusciam usque ad Romam et ponentes ignem PETRAM PERTUSAM incendio concremaverunt (Muratori Rerum Italicarum Scriptores tom. 1. p. 123. e seg.)

Circa due miglia più in dentro di Pietra Pertusa nella direzione di Formello, si trova un pezzo di terra chiamata la pedica di S. Vincenzo, che per la situazione, e le qualità del suolo corrisponde perfettamente al territorio di Aræ Mutiæ o Murtiæ, giacchè i testi sono discordi, di cui parla Plinio. Questo Scrittore dice nel libro 2. c. 96. Ad Aras Murtias in Vejente, et apud Tusculanum, et in Sylva Ciminia loca sunt in quibus in terram depacta non extrahuntur. Ora in quella pedica, congiunta ad un prato havvi una terra che non solo è difficile estrarre quello che vi si ficca, ma ne’ tempi piovosi ancora è impossibile fenderla coll’aratro. Il borgo stesso di