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DISSERTAZ. DI A. NIBBY. | 61 |
Circa cinque miglia ed un quarto dalla porta del Popolo: e per conseguenza sette miglia e mezzo dell’aulica porta si vede a sinistra Grotta Rossa, Osteria, che trae nome dalle antiche cave de’ tufi presso le quali si trova, e che ha indotto la commune degli antiquari in errore, i quali per la somiglianza lei nome hanno ivi stabilito l’antica stazione, e castello detto ad Rubras, quantunque chiaramente dagli antichi scrittori, e dagl’itinerari si trovi questa situata nove miglia distante dall’antica porta sotto il Campidoglio, e per conseguenza poco meno di otto miglia dalla odierna porta del Popolo. Noi vedremo però a suo luogo che questa stazione, e la piccola città di questo nome era a Prima Porta; non posso lasciare di rammentare una scoperta antiquaria fatta nelle rupi stesse presso Grotta Rossa, nel secolo XVII. Volendosi risarcire la strada moderna, e scavando de’ materiali, si trovò un bel sepolcro decorato di pitture, che dalla iscrizione di un sarcofago nel posto principale fu dichiarato de’ Nasoni. Ognuno a tal nome, e gli antiquari stessi di quell’epoca, e particolarmente il Bellori, che ne fece la illustrazione si studiarono di mostrare, che quel sepolcro appartenne originalmente alla famiglia stessa del celebre Poeta Ovidio, che portò il soprannome assai cognito di Nasone. Ma la iscrizione, (e fu l’unica che portasse tal nome, mentre gl’altri monumenti scritti che furono trovati furono tutti di famiglie diverse) non dava il nome di Nasone come cognome, cioè come l’avea portato Ovidio, ma come nome leggendovisi un Q. Nasonio.
Ora Q. Nasonio vuol dire che era della famiglia Nasonia, ma non della famidia Ovidia, giacché è cosa riconosciuta anche da quelli appena iniziati nell’Archeologia Romana che altro era il nome, altro il cognome di una famiglia. In conseguenza piuttosto che de’ Nasoni, dovrebbe questo sepolcro essere chiamato de’ Nasonj, seppure può appropriarsi a questa sola famiglia, perchè, come di sopra accennai, una sola iscrizione si è trovata, che a questa appartenesse le altre essendo tutte di diverse famiglie, e tutte plebee. Se si può prestare fede alle incisioni in rame, che accompagnano l’opera suddetta di Bellori, converrebbe credere questo sepolcro molto adornato;