Pagina:Roma Antica 4.djvu/181


DISSERTAZ. DI A. NIBBY. 57

ARRETIUM: l’altro pacatis Liguribus in agrum gallicum exercitum duxit, viamque ab Placentia ut Flaminiae committeret, Ariminum perduxit. Per la qual cosa è da credersi che Strabone ingannato dagli stessi nomi e dalla stessa opera confuse il primo Cajo Flaminio, che fu Censore nel 534, e Console nel 537, e la sua via da Roma ad Arimino col secondo Cajo Flaminio, il quale fu Console con Marco Emilio Lepido l’anno 567, e colla sua via da Bologna ad Arezzo, che potremmo appellare via Flaminia Nuova. Avendo determinato il fondatore della via Flaminia primitiva cioè di quella da Roma ad Arimino, ed avendo riconosciuto essere stato il Cajo Flaminio Censore, che fu poi Console nel 687 e perì al Trasimeno è tempo di passare a stabilirne i limiti. Dal passo riferito di Strabone rilevasi, che questa strada andava da Roma ad Arimino confine dell’antica Italia; e che di là a Piacenza prendesse il nome di Emilia lo mostra Livio, e che da Piacenza andasse ad Aquileja lo dichiara Strabone, ponendo invece di Piacenza Bologna come città più centrale; ma questa essendo fuori dell’Italia antica è fuori de’ limiti delle nostre ricerche. Solo ci basti aver notato chi la costrusse, e l’epoca della sua fondazione, e ci basti il conoscere, che per distinguere questa via Emilia dall’altra costrutta da Scauro dicevasi via Emilia di Lepido.

Da un limite estremo, che fu come vedemmo, Arimino, passando all’altra estremità verso Roma, cominciava la via Flaminia nella gola fra il Campidoglio ed il Quirinale, alla porta del recinto di Servio ivi esistente, donde tenendo sempre una direzione insensibilmente più a destra della via attuale del Corso, andava stringendosi verso il Pincio, che si vede essere stato taglialo ad arte, come ancora le colline fuori della porta del Popolo a man destra per dar luogo alla strada. Anche l’antica porta Flaminia del recinto detto di Aureliano era più a destra della porta attuale del Popolo, cioè più nello scosceso del Pincio, siccome narra Procopio nel libro I. della Guerra Gotica c. 23. Οὐ μὴν οὐδὲ πύλης Φλαμινίας ἀπεπειράσαντο, ἐπεὶ ἐν χώρῳ κρημνώδει κειμένη οὐ λίαν ἐστὶν εὐπρόσοδος, Nè tentarono neppure la porta Flaminia, poichè giacendo in un luogo scosceso