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6 DISCORSO

delle colonne di marmo scanalate, le quali messe insieme si veggono erette nel lato occidentale di essa sopra alcuni zoccoli di travertino assai rozzi ritrovati pur quivi, siccome anche le basi di esse colonne, e i capitelli assai vagamente lavorati, come si vede nella figura. Nel medesimo tempo trovaronsi ancora due basi quadrate di marmo, sopra una delle quali si vede un piede di bronzo, dalla cui grandezza si raccoglie che la statua, della quale egli è parte, poteva esser grande intorno a 14. o 15. palmi. Questa essere stata posta a Cajo Cestio si manifesta dall’iscrizione, che è la medesima nella base sopraddetta, e nella compagna sulla quale doveva essere l’altra statua: costume usato in altre occasioni dagli antichi, e di cui vediamo l’esempio in uno de’ due ponti che portano all’isola dì S. Bartolomeo, il quale essere stato restaurato dagl’Imperatori Valentiniano, Valente, e Graziano si legge in due iscrizioni dello stesso tenore poste nelle sponde di esso. Ad imitazione del qual costume nel magnifico arsenale fatto fabbricare a Civita Vecchia da N. S. è stata posta da ambedue le parti la stessa iscrizione. Queste due basi sostenenti le statue di Cajo Cestio erano, secondo me, situate ne’ due angoli della faccia orientale della Piramide riguardante la via Ostiense, come in luogo più esposto alla pubblica vista,

    te dopo il trattato de Re Athletica di Pietro Fabro, nella Prefazione del qual Tomo alla pag. 7. in riguardo alle fatiche del Falconieri su le dette Iscrizioni, quel degnissimo Scrittore lasciò le seguenti onorevoli espressioni ivi: ut quum tempori nostro contigerit, ut excitaretur vir nobilissimus, et tersissimæ doctrinæ Octavius Falconerius, qui eas faceret opus suum...,. ut appareat quantum illæ Fabro, quantum eximio illæ debeant Falconerio; ritrovandosi poi nel Tomo decimo del medesimo Tesoro delle Greche Antichità ristampata tra l’opera degli altri Scrittori la dissertazione suddetta, stata già fatta pubblica separatamente la prima volta sino dall’anno 1667. dal suo Autore per una dimostrazione di ossequio, e di plauso verso Pietro Seguino dotto Antiquario Francese, ch’era in quel tempo venuto a Roma per la terza volta, a cui in fatti era questa Dissertazione diretta, e che non era gran tempo che aveva trasmessa da Parigi una Medaglia di Severo consimile a quella di Filippo coniata pure in Apamea, a Francesco Gotti-