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DELLE VIE DEGLI ANTICHI |
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nistra il piano. Gli antichi perchè la collina non si rovesciasse sulla via vi fecero sostruzioni simili a quelle della Valle Aricina, cioè di massi rettangolari di pietra lunghi fino a sei piedi, i quali nel tempo stesso servivano a mantenere il piano superiore nel quale la città era edificata. Queste sostruzioni durano circa un quarto di miglio, dal principio della scesa, sino quasi alla Chiesa che chiamano della Madonna delle Grazie, cioè per tutto il tratto in cui lì colle continua, Questi due esempj di sostruzioni di vie vicino a Roma, e della via più celebre che ne usciva, debbono bastare per un saggio di questa sorte di opere. Io credo che quelle di Lanuvio finora non siano state osservate da alcuno. Dal vedere come gli antichi difendessero le vie dai monti, e le sostenessero sulle valli, passiamo ad osservare la loro grandezza quando le montagne si frapponessero ai loro lavori. In tal caso si tagliavano direttamente le rupi al livello della via, quindi la frase excindere vias, ovvero si scavavano, quando erano troppo alte, e si faceva una strada coperta. Del primo metodo abbiamo un esempio a Terracina, dove la montagna estendendosi sino al mare fu tagliata a picco, e la strada non è punto alterata nel livello. Questo è quello che si chiama il sasso di Terracina. Un altro esempio sinora non osservato è nell’andare da Rocca di Papa alla Via Latina, traversando il preteso Campo di Annibale, ed il Monte Algido. Per dare un declivio eguale alla strada, che è un antico diverticolo dalla via Latina alla Trionfale o Albana, il monte è stato tagliato ad una profondità di cinquanta piedi almeno per un tratto assai continuato, ed è un luogo orrido insieme e maestoso trovandosi in mezzo alle selve. Dello scavare i monti n’è una prova il passo di Aurelio Vittore nella vita di Vespasiano, e da noi riportato di sopra, nel quale si dice: Adhuc per omnes terras qui jus Romanum est, renovatæ urbes cultu egregio, viæque operibus maximis munitæ, et cavati montes per Flaminiam viam prono transgressu: esiste ancora l’opera di Vespasiano nel passo chiamato del Furlo, che essere l’Intercisa della Carta Peutingeriana non può dubitarsi. Questo passo si trova due o tre miglia distante da Acqualagna, sulla Via Flaminia, che da esso