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28 | DELLE VIE DEGLI ANTICHI |
come si ricava da due iscrizioni, una trovata a Nimes, e l’altra a Errea in Spagna1.
Claudio, che amò tanto le opere grandi, come può osservarsi dal magnifico acquedotto che porta il suo nome, dal porto Ostiense, e dall’Emissario del Lago Fucino,2 non mancò di ristaurare anche egli le vie nelle Gallie3, ed a farne altre in Italia, tagliando i monti stessi al dire di Plinio4 Nam portus Ostiensis opus prætereo; item vias inter montes excisas, mare Tyrrhenum a Lucrino molibus seclusum: tot pontes tantis impendiis factos.
Anche Nerone risarcì le vie in Ispagna5; ma dopo Augusto quegli, che maggior cura pose in questa parte di opere publiche, fu Vespasiano, il quale ristaurò in generale tutte le vie, e specialmente la Flaminia, l’Appia, e quelle di Spagna. Della Flaminia Aurelio Vittore6 dice: Adhuc per omnes terras qua jus Romanum est, renovatæ urbes cultu egregio, viæque operibus maximis munitæ, et cavatis montes per Flaminiam prono transgressu; ed ancora un monumento ne esiste al Furlo, che è appunto questa montagna scavata, sull’ingresso della quale v’ha una iscrizione col nome di Vespasiano stesso:
IMP. CAESAR AVGVSTVS
VESPASIANVS. PONT. MAX
TRIB. POTEST. VII. IMP. XXVIII. COS. VIII
CENSOR. FACIVND. CVRAVIT,
Dell’Appia ne abbiamo un monumento sulla balaustrata del Campidoglio, nella colonna milliaria, che ne marcava il primo miglio, ed in altre colonne dello stesso genere, che si osservano lungo le Paludi Pontine. Di quelle di Spagna, le quali poi furono continuate dai suoi figliuoli Tito, e Domiziano ne abbiamo i monumenti in Grutero7; e da un’altra iscrizione riportata da questo stesso autore8