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DISSERTAZ. DI A. NIBBY. 21

pre troviamo gl’Imperadori stessi avere preso la cura delle vie, e perciò nelle colonne milliarie si leggono i loro nomi come ristauratori di esse, e sino il Re Teodorico, benché barbaro stimò sua gloria l’essere Curatore generale delle vie come apparisce delle iscrizioni ancora esistenti alla posta di Mesa nelle Paludi Pontine, ed a Terracina. Debbo però prevenire il lettore, che nel dire avere gl’Imperadori, ed i loro successori e Re d’Italia, assunto a loro la carica di Curatore delle vie, non voglio intendere, che essi ne facessero come per lo innanzi una magistratura particolare, onde s’intitolassero Curatori delle vie come s’intitolavano Censori, Pontefici Massimi etc; ma solo, che riunirono questo impiego alla dignità Imperiale, come il Pontificato Massimo, la potestà Tribunicia, e la Censura, cioè come le prime dignità della Republica. Tutto ciò mostra quale alta stima si avesse di un tale impiego, non solo durante la Republica, quando ne erano rivestiti i Censori, e per conseguenza le persone di maggiore riguardo; ma ancora sotto gl’Imperadori. Questa dignità non era soltanto molto illustre nei Curatori Generali, ma ancora in quelli che subalterni erano particolarmente incaricati di alcuna via come Cesare dell’Appia, Termo della Flaminia, e Cornuto della Emilia. De’ primi due ho riferito i passi di Plutarco e Cicerone, dell’ultimo, ecco come Plinio il giovane si esprime1: Secesseram in municipium quum mihi nunciatum est Cornutum Tertullum accepisse Æmiliæ vice curam. Exprimere non possum quanto sim gaudio affectus et ipsius et meo nomine. Ipsius, quod sit licet sicut est ab omni ambitione longe remotus debet tamen ei jucundus esse honor ultra datus. Meo quod aliquanto magis me delectat mandatum mihi officium, postquam par Cornuto datum video. Quanto tempo durasse l’officio di Curator Viarum è incerto, come altresì non è determinata la durata de’ Curatori assegnati ad una via particolare; pare però che questi ultimi durassero come accennai di sopra quanto richiedeva il bisogno per la ristaurazione della via stessa, alla quale presiedevano. A ciò, che ho


  1. Epistol. lib. V. epist. XV.