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12 | DELLE VIE DEGLI ANTICHI |
chè ciò fu soltanto introdotto, come vedremo, per commodo de’ viaggiatori da C. Gracco; ma bensì Livio per indicare esattamente il sito della battaglia fece uso della divisione, che esisteva a suo tempo. Lo stesso fece dopo parlando della via Salaria1: eo certe anno Galli ad III. lapidem Salaria via trans pontem Anienis castra habuere. Nè di queste due vie Livio parla, come fa alcune volte per indicare i luoghi dove gli avvenimenti successero, senza, che le vie ancora esistessero; poiché più sotto dove gli conviene fare menzione dell’Appia prima, che fosse costrutta chiaramente si esprime: Suo magis inde impetu... infesto agmine ad lapidem VIII VIÆ, QUÆ NUNC APPIA est perveniunt. Dove è da notarsi, che prima ancora, che Appio costruisse la via, che poi portò il suo nome un altra già n’esisteva, ma questa come tutte le altre non era lastricata.
I motivi, che possono avere portato i Romani a prendersi tanto cura delle vie furono al certo le loro spedizioni militari; e ciò si vede così chiaramente, che tanto più queste erano portate lungi, tanto più sì moltiplicavano le strade. Un popolo guerriero avea bisogno di communicazioni pronte e sicure co’ luoghi, dove i suoi eserciti guerreggiavano, e questo non si poteva ottenere se non con strade bene costrutte, e tirate per la linea più corta. Quindi si osserva lo studio grande, che i Romani ponevano nel dare alle loro vie la direzione più retta e più commoda possibile, non perdonando a spese, e fatiche per tagliare i monti ed appianare le valli, come si è veduto poc’anzi nel passo citato di Strabone, e come si può tuttora osservare in quelle strade antiche che ancora si conoscono, e specialmente nelle sostruzioni magnifiche della via Appia alla valle Aricina, nella rupe tagliata a Terracina, in quella del così detto Furlo, cosa che si rende tanto più incredibile, in quanto che gli antichi non conoscendo la polvere da cannone, non aveano il modo facile che noi abbiamo di far saltare in aria le rupi colle mine.
- ↑ Lib. VII. c. VI.