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4 | INTRODUZIONE |
suo proprio guadagno barbaramente le antiche per servirsi de’ materiali, e non cercarne altri con dispendio maggiore. Quindi fra qualche anno sarà un soggetti di disputa la direzione della via Appia della via Flaminia, della Cassia, e della Nomentana, come al presente lo sono altre vie ne’ tempi passati disfatte.
Nell’asserire, che questa parte delle Romane antichità è stata, la più negletta di tutte non volli intendere, che alcuno prima di me non avesse trattato di questa materia; ma l’essersi ciò fatto troppo astrattamente, senza applicai e le scorte alle località, rende tali opere meno utili di quello che potrebbero essere, e lasciano ancora un campo assai ampio ad ulteriori ricerche. Espressamente trattò di questa materia Nicola Bergier, archeologo Francese morto l’anno 1623. Egli lasciò due volumi in 4°. a’ quali si aggiunse la tavola Peutingeriana sotto il titolo: Histoire des Grands Chemins de l’Empire Romain. Questa opera è molto erudita; ma il soggetto non è illustrato come a prima vista si crede, e ciò non per colpa dell’autore; ma sibbcne per la scarsezza de’ lumi, ne’ quali ancora viveasi circa le antichità, malgrado i progressi, che l’erudizione teoretica avea fatto. Quindi una gran parte dell’opera verte sopra oggetti quasi estranei allo scopo, e di volo percorre la parte più interessante per la Storia, e la Geografia, cioè la direzione delle strade, la distanza de’ luoghi, e la verificazione degli antichi Itinerarj. Nè solo poco si trattiene a parlare delle vie stesse; ma quel poco stesso, che dice non va esente dagli errori che nascevano dai sistemi puramente congetturali degli antiquari del secolo XVI. sulla Topografia di Roma, e delle sue vicinanze. Nulla più felice fu il Pratilli nella sua opera sulla via Appia, il quale benché abbia fiorito nel secolo scorso, dopo che le antichità erano state più discusse ed illustrate, pure inserì nella opera e adottò tutte le conghietture volgari, specialmente nel tratto di quella strada da Roma a Terracina. Lo stesso dee dirsi del Volpi, che nella sua opera, sul Lazio antico trattò di molte vie, le quali, o traversavano, o erano dirette ai luoghi da lui descritti. Imperciocchè egli fu troppo facile