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DELLE VIE DEGLI ANTICHI.




INTRODUZIONE.


Siccome in principio della opera di Nardini avvertii: quell’illustre antiquario nel descrivere Roma e tutto ciò che si riferiva ad essa, il Tevere i ponti, le acque, e le chiaviche, solo non parlò delle vie, che pure negli scrittori regionarj si trovano registrate, e che sebbene non appartengano a Roma stessa, perchè fuori delle sue mura, tuttavia uscivano di là, ed erano nel numero delle opere, nelle quali sfoggiò maggiormente la magnificenza Romana. Per la qual cosa io cercai di riempire questa laguna, la quale sembrava rendere quasi incompleta l’opera insigne di quell’autore sulle Antichità di Roma, e forse anche egli vi avrebbe pensato, se da morte immatura non fosse stato rapito. E tanto più volontieri a questo lavoro mi accinsi vedendo essere questa una parte delle romane antichità, la quale sebbene sia di sommo rilievo per la illustrazione della geografia dell’antica Italia, per la cognizione degli antichi scrittori, pure fu più trascurata delle altre. E ciò tanto più mi duole, che assai maggiori lumi avrebbonsi oggi, se si considera quante vie antiche primarie, e secondarie sieno andate soggette all’abbandono, ed alla distruzione ne’ secoli scorsi, come a giorni nostri ancora si disfanno quelle poche, che ci sono rimaste; e ciò solo per guadagno di particolari, che così si arricchiscono a spese della Storia, della Geografa, e delle patrie antichità. Imperciocchè a chi non sono note le devastazioni, che non ha guari si fecero della parte più conservata della via Appia lungo la valle Aricina, della via Nomentana, della via Flaminia, e quelle che mentre scrivo queste carte si eseguiscono della via Appia presso le Frattocchie, della Cassia non lungi dal rudere volgarmente chiamato Sepoltura di Nerone? Un intraprendente privato, che dee risarcire le vie moderne, disfà per


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