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DI FLAMINIO VACCA 31

ceva: e che dopo la morte di Eugenio, avendolo goduto per molti anni il Monastero, finalmente i Romani fecero risentimento, che così degna memoria non doveva stare occulta, ed a dispetto de’ Frati andarono a furor di Popolo a gettar le mura, che lo chiudevano, facendolo commune, come al presente si vede. Ma i detti Frati dicono aver tutte le loro ragioni in carta pergamena; e mi dissero, che se venisse un Papa della loro, si farebbono confermare il donativo, e vivono con questa speranza.

73. Nel suddetto Monastero, verso il Coliseo, si vede un gran Nicchione, sotto del quale cavandosi si trovò una platea di marmi salini, cosa stupenda, larghi tredici palmi, nove lunghi, e tre alti. Io ne comprai certi per segarli, e farne lapide; vi si trovarono incrostature di Alabastri cotognini, e molte nicchie, ma senza segno di statue, le quali dovevano essere state rubate.

74. Poco fuori di Porta S. Gio. mi ricordo, che furono trovate molte Statue rappresentanti la Favola di Niobe1; come anche due Lottatori di buon maestro: il tutto comprò il Gran Duca Ferdinando, e sono nel suo Giardino del Monte Pincio.

75. Mi ricordo aver sentito dire, che il Magnifico Metello Vaci Maestro di Strade, fece condurre dalla via Prenestina fuori di Porta S. Lorenzo, quel Leone di mezzo rilievo, che risarcito da Giovanni Sciarano Scultore da Fiesole, ora sta nella Loggia del detto Giardino del Gran Duca; il quale per accompagnarlo fece fare a me l’altro di tutto rilievo.

76. Al Palazzo maggiore vicino gli Orti Farnesiani fu trovata una Porta rovinata molto grande; li stipiti di essa erano di quaranta palmi in circa, di marmo salino, con una mezza nicchia di mischio Africano, ed una Testa di Giove Capitolino di basalte, due volte maggiore del naturale, che al pre-

  1. La Niobe, con tutte le figure, che componevano interamente la Favola, sono state nell’Anno 1769 trasportate a Firenze.