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92 | francesco malaguzzi |
per ciascuna libbra di peso d’oro battuto, 6 soldi per ogni libbra d’argento. Il luogo della zecca era in via Clavature, presso la piazza e ne riscuoteva l’affitto la Camera di Bologna1.
L’ufficio fu riconfermato al Canonici nel 1572, ma la morte lo colse poco dopo e l’ufficio fu affidato per un triennio a G. Battista Gambaro "in cecca ipsa plurimum experto.„ Il Gambaro lasciò perciò l’ufficio di saggiatore, che copriva, e in suo luogo fu posto un Carlo Mangini o Manzini2.
Sul corso delle monete in Bologna in quella prima metà di secolo ci rimangono poche notizie.
Nei primi anni vi correvano oltre le monete di Milano, le cui relazioni con Bologna dovettero esser continue, anche i grossi, grandi e mezzani di Lucca che una grida ridusse, i primi al valore di bolognini e denari otto e i secondi a quello di un bolognino e otto denari nonchè i grassetti piccoli per denari dieci al massimo (grida 12 ottobre 1501).
Crescendo le relazioni politiche e commerciali cogli altri stati grandi e piccoli, Bologna fu invasa da monete d’ogni sorta, sicchè lo studioso oggi, colla serie assai povera di bandi bolognesi che rimane, difficilmente può farsi un’idea esatta sui vari valori nella piazza. La prima grida, dopo la citata, che mise un po’ d’ordine in quella confusione fu quella del 2 maggio 1523, che stabilì che solo le monete buone e non tosate corressero, che il ducato della Mirandola valesse quanto lo scudo dal sole (lir. 3, soldi 8), che le monete d’argento di quel luogo che pel passato si accettavano pel valore di un giulio, per l’avvenire non si spendessero e accettassero per più di quattrini 35 l’una: e che si bandissero tutti i quattrini fore-