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la zecca di bologna | 79 |
importanza pel Comune a cui stava a cuore (specialmente in tempo così eminentemente raffinato come il rinascimento) che le monete del luogo fossero belle ed apprezzate negli scambi, non importava invece gran fatto ai maestri di zecca, che nell’appalto dell’officina non vedevano che una sorgente di lucro. Oltre l’incisore dipendevano di regola dal Comune, (quando i contratti non disponevano diversamente) anche gli assaggiatori, due pel solito, persone di fiducia e pratiche, i garzoni e il custode, tutti stipendiati dalla Camera.
Quando avremo ricordato il bando 28 febbraio 1509 che tolse dalla circolazione i giulii da soldi 71, la riconferma della riduzione del ducato a lire 3 e soldi 22, l’aggregazione di un nuovo locatario Giulio Pasi al Legnani, cogli stessi patti3, un nuovo decreto che stabiliva che il ducato potesse spendersi a lire 3 e soldi IO (7 settembre 1509)4, avremo aggiunto quanto può interessare sul breve periodo di signoria in Bologna di Giulio II.
Frattanto, le condizioni della città si facevano sempre più tristi per le lotte intestine provocate dai bentivoleschi che non s’erano ancor dati per vinti e dalle feroci repressioni dell’Alidosi, legato pontificio. Sappiamo dai contratti che in casi di guerre o di condizioni difficili i maestri di zecca potevano rompere il legame, e infatti nel 1510 rinunciavano all’ufficio. Nuovo incanto della zecca, coll’obbligo di coniare giulii in ragione di 82 o 83 per libbra. Ai malanni s’aggiunse la peste e l’appalto andò per quella volta deserto5.
I Bentivoglio, coll’aiuto di Francia, nel 1511