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LA ZECCA DI BOLOGNA

(Continuazione: Vedi Fasc. IV, 1897).




CAPITOLO III.


Giulio II — Suo ingresso a Bologna nel 1506 e le monete gettate al popolo — Francesco Francia incisore dei conii sotto Giulio II e Leone X — Nuovi documenti sulla zecca bolognese al tempo del Francia.


Succedeva nel soglio pontificio ad Alessandro VI Pio III, di cui rimane un raro ducato d’oro, e subito dopo Giulio II (1503-1513). Primo pensiero di papa Giulio fu di ricuperare alla Chiesa le città che, governate da varii principi, si erano a poco a poco staccate dal dominio diretto di Roma. Fra queste era Bologna sulla quale Giulio II vantava diritti speciali e che dopo la lunga signoria di Giovanni II, si era volta del tutto al ghibellinismo. Ma il Bentivoglio era caduto in discredito negli ultimi anni e il suo partito aveva assottigliato le file perchè molti bentivoleschi erano passati al popolo, che odiava Giovanni dopo il suo nuovo regime basato sulla violenza e sulla crudeltà. Ad assediare la città il papa mandò il Chaumont con seicento lance francesi, tremila Svizzeri e molta artiglieria. La città si armò, fortificò la cinta, ma stretta dal forte nemico dovette cedere, non senza dare un’estrema prova di valore respingendo gli attacchi del fiore dei cavalieri di Francia e allagando il campo nemico colle acque fangose del Reno (1506)1. Giovanni II dovette cedere la città al Chaumont che gli garantiva salva la vita e le ricchezze e sicuro asilo a Milano.

Poco dopo a render più solenne l’unione della

  1. G. Gozzadini, Op. cit., Di alcuni avvenimenti in Bologna dal 1506 al 1511 (Atti e Mem. delle Dep. di S. P. per le Rom. S. III, Vol. VII).