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BIBLIOGRAFIA 569


Siamo così arrivati al principio della grand’arte monetale siciliana, di cui l’A. parla con quella coscienza che gli viene dall’esser padrone della materia. La sua esposizione chiara ci dà un concetto preciso e abbastanza completo di quel che si è detto finora, intorno all’attività artistica dei grandi maestri del conio, dal Von Sallet, dal Weil, dall’Head ed ultimamente dall’Evans. L’A. si limita ad esporre semplicemente le teorie di quest’ultimo; se non che discorda da lui nel determinare il principio di quest’arte magnifica, L’Evans le assegna il 440 per un raffronto che stabilisce fra la quadriga delle monete di Eumenes e Sosion e la quadriga di alcuni stateri d’oro di Cirene. L’Holm non può ammettere tale riscontro, perchè questi stateri di Cirene li crede del 280, e per altra via giunge ad un risultato alquanto diverso. Egli osserva che fra le undici città della Sicilia, che accolsero l’elemento greco, l’unica nella quale non si riscontrano tracce di quest’arte, laddove in tutte le altre o direttamente o indirettamente si manifesta, è Leontini. Ma noi sappiamo che questa città verso la fine del V secolo versava in gravi strettezze, tanto che nel 427 dovè fare ricorso ad Atene. In tale stato di decadimento non poteva colà trovare un terreno favorevole l’arte, perchè essa vive e fiorisce soltanto dov’è libertà e benessere. Dunque verso quel tempo o poco prima dobbiamo segnare il principio della grand’arte monetale siciliana. La data più probabile gli pare il 430.

Un altro punto oscuro della Numismatica siciliana è rappresentato dalla numerosa serie delle monete punico-sicule. L’Holm non avendo come classificarle, le dispone in tre gruppi; nel primo pone quelle di cui si conosce la leggenda e il luogo di emissione; nel secondo quelle di cui è nota la leggenda, ma ignoto il luogo di emissione (tali sono le monete, coi nomi punici Kartchadsat e Machanat); nel terzo quelle con la leggenda ziz, di cui s’ignora il significato.

Le monete del primo periodo con la scritta Ras Melkart, in caratteri punici, vengono da tutti attribuite ad Heraclea Minoa, come credette dapprima l’Holm (Gesch. Sic. II, p. 478) contro il Bursian che le attribuì a Cephaloedium; ma ora egli accetta questa attribuzione (pag. 673, 719).

Sulle monete con la scritta ziz l’A. ha gettato uno


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