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434 carlo kunz

del suo soggetto. Avremmo così per lui snebbiata e completata la storia d’una zecca ch’è fra le più importanti d’Italia, anche in ordine a numero e ad artistica perfezione de’ suoi prodotti. Nè ciò può sorprendere, avvegnachè la Corte degli splendidi Gonzaghi, che ressero le sorti di questa città per oltre tre secoli e mezzo, fosse il convegno delle sommità artistiche di quel tempo, e la città stessa patria di uomini insigni in ogni arte e dottrina. Così, per nominarne uno solo, Sperandio, l’immaginoso creatore di tanti stupendi medaglioni, era mantovano.

Dei due primi periodi di questa zecca vescovile (dico così per più facile intelligenza, sebbene il prelodato dimostri i vescovi non avere mai signoreggiata questa città), e repubblicano, non ha questo museo cose degne di speciale rimarco, ma nella numerosa serie delle monete gonzaghesche molte sono quelle che si distinguono per rarità o venustà di conio. Tali sono il bolognino del capitano Francesco I; il grassone di Gian Francesco, primo marchese; un grosso ed un mezzo grosso non dissimili, ed un denaro piccolo con iniziali allusive al marchese ed a Virgilio, di Lodovico III (Tav. IX, n. 1). Del valoroso Francesco II un ducato d’oro, il magnifico testone, sul quale egli è rappresentato a cavallo quale capitano della Veneta Repubblica, alquanto differente da quello divulgato dal Bellini (Tav. IX, n. 2), un mezzo testone colla sua effigie, ed il soldo dall’impresa della cervia, col moto tedesco, altrove accennato (Tav. IX, n. 3). Del primo duca, Federico II, sono notevoli un testone, un mocenigo coi due Santi, ed un mezzo testone (?) di squisito lavoro, con una soave madonnina che si direbbe disegnata dal Mantegna. Fu descritto dal Gradenigo, ma non per anco riportato in disegno, per quanto sembrami (Tav. IX, n. 4). Del secondo duca, Francesco III, che morto giovane lasciò poche e rare monete, evvi un mocenigo non per anco pubblicato, simile a quello del padre (Tav. IX, n. 5). Di Guglielmo non è ovvio il grassetto col Santo Adriano, e fra i pezzi di Vincenzo I meriterebbero l’incisione, un tallero da dodici lire coll’arme, ed un ducatone dell'anno 1589 con San Giorgio a cavallo, che trovai soltanto descritti in qualche opera tedesca; senonchè molte essendo nel museo le monete di tal