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416 | francesco malaguzzi |
È cosa di gran momento anchora questa, quanti oblighi publici et privati sono in la nostra città, si per lire di cambio, come per Instromenti, scritture, et scritti, et depositi, per causa di dote, di merci vendute, affitti fatti, et denari prestati, li quali oblighi per la maggior parte contengono in lire di nostra moneta, et questo numero di lire si è ricevuto per la più quantità in valuta di d.di a L. 4 l’uno, or venendo li casi delle restitutioni di essi denari, quanto preiudicio seria al pagatore, non facendo mentione le scritture che di tante lire, à tale che si verria à pagar, o, a restituir quello che non si seria ricevuto con gravissima iattura de tutta la città et popolo. Ne si dica, che sopra ciò si faria provisione, che si havesse rispetto à quei tempi delle scritture oreate, et non alla nova provisione, che si facesse, perchè come seria chiaro che valuta si fosse sborsata in quel tempo, non facendo li sopradetti oblighi mentione d’altro che di tante lire, o, che ne seguiria un altro inconveniente che ogni debitore per qual si voglia causa, non ostante che havesse ricevuto valuta, o moneta vorria pagare in d.di d’oro a L. 4 l’uno, che non seria honesta cosa, perchè si è sempre visto non solamente in Bologna ma in Roma, Vinetia, Lione, Anversa, Firenze et altri luoghi, che in quel tempo che si è fatta la provisione della valuta delle monete, in quel caso, et a tempi de pagamenti è stato utile, et danno, secondo a chi ha havuto da pagare et scodere iuxta la sudetta provisione, et non altrimenti. Le quali cose ciascuna per se et tutte insieme generarieno tante contentioni et liti, che oltra quelle ci sono al presente, di che questa città assai bene ne è copiosa, aggiuntevi queste nasceria una gran confusione.
Onde per le cause sopradette, et molte altre che potrieno addursì può credere che N. S. come benigno principe debbia restar contento et satisfatto della consueta lega di questa città de tanti et tanti anni introdotta, et se altre Città et sig. vogliono per mutar le loro leghe, non essendo concordi a questo tutti li principi d’Italia facianlo, et Noi lascino nelli nostri termini, et se per le loro provisioni vorranno abbattere li nostri Paoli, et altre monete, forse sera meglio, perche in pochi giorni tornaranno a casa. Di che ne risulterà che essendo la nostra città bisognosa di monete d’argento,