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la zecca di bologna 237

Del 1859, in cui Massimo d'Azeglio fu nominato Commissario straordinario dal Re per le Romagne, (14 luglio), del 1860 in cui Carlo Farini fu governatore delle Romagne, del 1861 con un intendente generale della città e provincia v’è ben poco a dire.

I conii delle nuove monete vennero spediti dal direttore generale delle zecche, e a Bologna si coniò col metallo ricavato dalla fusione di monete fuori corso, specialmente francesconi, luigi, ecc. L’incisore bolognese si limitò a sorvegliare i lavori di battitura insieme al ministro di zecca e a coniare medaglie commemorative per Bologna e per le città vicine e per istituti. Solamente per gli ultimi prodotti, gli esperimenti o prove di zecca del 1860 e 61, piccole monete d’argento colla indicazione del valore, formanti un corpo solo entro un cerchio di rame, eseguì le impronte Francesco Maldini1 ritoccate dal Bentelli2.

Le ultime monete bolognesi sono del 1859, 1860 e 1861: curiosi sono gli esperimenti composti di un dischetto d’argento nel mezzo collo stemma di Savoia e un anello di rame all’intorno da 40 e 20 centesimi del 1860: vi sono pezzi da 20 lire, da 10, da 5 d’oro col nome di Vittorio Emanuele, da lire 2, 1 e 50 centesimi oltre due esemplari dei soldi del 1861.

Con dispaccio 31 maggio 1861 il ministro di agricoltura ordinava al direttore della zecca di Bologna di sospendere ogni battitura3. Poco dopo furono chiusi i locali di lavorazione, ma il personale dell’officina rimase fino al 1869 agli stipendi del Governo pel disbrigo degli ultimi affari. I conii e i punzoni

  1. Arch. cit., Tit. II, F.
  2. Arch. cit, Tit. VI, D. 31 maggio 1861.
  3. Arch. cit., Tit. VI, D.