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236 | francesco malaguzzi |
pontificato di papa Gregorio: sarebbe troppo lungo infatti ricordare volta per volta le successive monetazioni tanto più che lo studioso troverà, nelle descrizioni dei prodotti di quel periodo, le date delle battiture scritte sulle varie monete.
A regolare il lavoro di zecca si aggiunse un ordine del direttore al maestro dell’officina (che ne curava la parte tecnica) che fissava in ogni mese 16 giorni destinati alle coniazioni delle monete di rame nei quali il capo trafilatore desse, un giorno per l’altro, L. 30 1/2 in baiocchi e 1/2 in mezzi baiocchi1.
Nel 1843 il personale della zecca era così composto:
Prof. Cassinelli Luigi direttore;
Medici Gio. Alberto mastro di zecca o ministro;
Busi Nicola incisore dei conii in sostituzione del Cerbara che si era stabilito a Roma presso quella zecca, più un cassiere, un computista, due assaggiatori, uno scrittore e protocollista, due portieri, un capo dell’officina di raffinazione, partizione e fusione, un capo delle officine di bianchimento stamperia e contorno, e 14 lavoranti2.
L’ultimo periodo di vitalità della zecca di Bologna è raccontato in poche: parole: la produzione dell’officina fu infatti meschina, benchè fosse l’ultima a chiudere i suoi battenti per cedere dinanzi alle nuove esigenze che reclamavano il trasporto della sola zecca del Regno nella capitale, poi a Roma, quando questa fu dichiarata capitale d’Italia.
Nel breve periodo della repubblica romana nel 1849 si coniarono poche monete da quattro e tre baiocchi e da mezzo baiocco col motto Dio e popolo nel diritto e la solita B (Bologna).