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210 | francesco malaguzzi |
tore troverà in appendice, meglio che qui, causa la mancanza di particolari nelle carte del tempo, ricordati tutti i prodotti svariatissimi di quel periodo. Frattanto nel 1709, il Parmeggiani cedeva il posto di incisore ad Antonio Lazari modenese ed assumeva l’esercizio della zecca Stefano Gualcheri1.
Nella fine del 1710 nuova vacanza del posto di incisore e nuovo bando per invitare a coprirlo. Poco dopo si ripresentò il Lazari che fu riconfermato con istrumento 1713, 30 marzo2. Il zecchiere invece cedette subito il posto a Carlo Falconi. Questi si obbligò a battere oro in dobloni, doble o scudi alla bontà di denari 21 e 7/8| senza rimedio, a ragione di doble 55 per libbra; argento in scudi da lire 4, mezzi scudi da lire 2, lire da 20 bolognini, monete da bolognini 30, 24, 12, 6, 3 alla lega di once 11 per libbra in proporzione e ragguaglio di peso del testone di Roma: per coniare murajole (alla bontà d’oncie 3 e denari 18 per libbra) quattrini e bagaroni occorreva l’autorizzazione del Senato. Ciò prova che il mercato bolognese era saturo di questa moneta bassa e che non si sentiva la necessità di averne altra.
Quanto al valore dell’oro notiamo che quello dello scudo era stato ridotto a L. 3,2 alcuni anni prima: sembra quindi che con questi nuovi patti il valore dell’oro fosse rialzato. Un nuovo bando ingiunse poi ai privati e ai mercanti di portar oro e argento in zecca, piuttostochè lasciarlo andare al di fuori3. A regolare il corso delle monete forestiere, specialmente veneziane, numerossime sempre nello stato pontificio, il papa ordinò che si tenesse a Lugo un congresso di cardinali e di persone pratiche di cose