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la zecca di bologna 203

avvertire con un bando che chi concorreva a quel posto si presentasse. Sembra che Bologna, se abbondava di pittori, non avesse allora molti incisori sicché nessuno rispose all’invito degli Assunti, che dovettero rivolgersi all’Ambasciatore a Roma per pregarlo d’inviare di là qualche artista che si assumesse il lavoro.

Ma, causa le esigenze dei bolognesi, sembra che nemmeno a Roma si trovasse l’incisore adatto, come si rileva dalla lettera che riportiamo:

— " Ill.mi Signori miei Oss.mi

" L’Artefice più eccellente, che sia qui in Roma per fare i Pulzoni desiderati dalle SS. VV. esibisce l’opera sua, ma nel pagamento pretende gli sia considerata anche la stima, che fa della sua maestria, addimandando per un solo Pulzone la somma di scudi venti in circa.

" Un altro però se bene di non tanta fama, atto a sufficienza per il bisogno farà assai maggiore habilità, e si contenterà di pagamento honesto e conveniente: nessuno però di loro ha voluto dirne certo il quanto pretenda ne potrò saperlo se non si vedano le misure e disegni.

" Mi vien’anche proposto, che seria meglio il far qui li cunij, si per fare la prova de Pulzoni, come anche perchè riusciriano meglio. Alla prudenza delle SS. VV. rimetto la propositione.

" Un’altra offerta mi è stata ancor fatta ed è il modello di sega dell’ordegno da acqua, che serve in questa zecca per battere e tirare, venendomi detto che intorno ad esso lavorano sei huomini ad un tempo in diverse facende. La spesa di detto modello mi si suppone da 50 in 60 scudi di questi. Io non ho visto il detto ordegno, ma quando le SS. VV.

me lo comandassero solleciterei la mia curiosità per sodisfare in un punto a loro et a me. Che è quello devo dirle in risposta della littera de 20 cadente: e le riverisco. Roma 31 Marzo 1677. Delle SS. VV. alle quali dico che opera dell’Artefice predetto è l’impronta del Granduca che si vede