Pagina:Rivista italiana di numismatica 1898.djvu/201


la zecca di bologna 197

accennare anche alle principali questioni sul valore, la bontà, e il corso delle monete che si coniavano a Bologna in quegli anni: questioni che davano origine a carteggi continui tra gli Assunti, l’Ambasciatore, la Camera Romana e alcuni Cardinali.

Tutte le questioni si assomigliavano nella causa che le originava: le accuse cioè, che si facevano a Roma alla bontà della moneta bolognese; accuse che venivano sempre vigorosamente combattute e spesso dimostrate ingiuste, annulando quindi i bandi e le disposizioni restrittive sul corso di quelle monete. Dai fasci di carteggi che rimangono1 e dalle frasi che qualche Cardinale si lascia sfuggire tra le complimentose assicurazioni di deferenza, ci sembra d’indovinare che a Roma si pensasse di arrivare una volta o l’altra alla chiusura definitiva della zecca, per togliere questo ultimo attributo di libertà cittadina.

Ma l’osso era troppo duro a rodere, e Bologna sempre orgogliosa de’ suoi diritti secolari seppe sventare tutte le trame e conservare intatto per lungo tempo ancora il privilegio di batter moneta.

Le coniazioni, durante le varie locazioni di Orazio Provagli, si succedevano specialmente per la moneta minuta2): quadrantes, soldi, doppi soldi, obuloso, murajole come il popolo le chiamava. Anzi nel 1650 si dovette ordinare di far sospendere le coniazioni di queste ultime, perchè la città ne era invasa3.

Nel maggio 1653 era eletto maestro di zecca per tre anni Bartolomeo Provagli incisore e architetto

  1. Carteggi dell’Ambasciatore agli Assunti. — Istrumenti e scritture e sp. dal 1637 al 1650 circa.
  2. V. doc. XIX.
  3. Partiti, 36, c. 40, r., e 105, 106. Istrumenti e scritture 1648, 14 marzo, 1650 13 dicembre. Lettere dell’Ambasciatore 15 luglio 1651.