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196 | francesco malaguzzi |
dopo lunghe trattative col cardinal legato, allo scopo che le nuove monete rimanessero a Bologna, evitando così alla città l’esodo delle monete buone. Vedremo che quel valore rimase ai ducatoni bolognesi per oltre un decennio.
Lodovico Selvatici, che evidentemente aveva imparato a sue spese a Modena, dove il Duca gli aveva confiscato beni e case, che cosa procurasse coniar monete di titolo inferiore a quello che richiedeva il valore corrente, a Bologna si comportò certo correttamente perchè fu riconfermato nel geloso ufficio per altri tre anni e nel 1634 ebbe facoltà di battere per ben 30 mila scudi di monete d’argento1.
Fu probabilmente per protezione che nel maggio del 1635, concorrendo all’appalto della zecca, Orazio Provagli bolognese e il Selvatici, ottenne il posto lucroso il primo per un triennio2.
Di Orazio Provagli il Zanetti, in uno scritto inedito, parla molto a lungo: realmente è artista degno d’attenzione, come osservammo. E una prova della stima che gli tributavano i coetanei è nelle parole del partito, che, da incisore de conii lo innalzava a capo dell’officina monetaria. In quest’ufficio rimase fino al 1653, in cui gli successe il figlio Bartolomeo3.
In qualità di assaggiatore fu dato al Provagli un collega in arte ricordato spesso per lavori d’oreficeria nelle carte bolognesi di quel tempo: Paolo Riva4.
Innocenzo X (1644-1655). Prima di ricordare le coniazioni del tempo di questo papa, crediamo utile