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zecca di bosa 181
    R/ — CI VI BO SE. Croce patente accantonata da quattro globetti, le estremità della croce dividono la leggenda.

Raccolta Mocci, Bosa, peso gr. 0,8001.

Dai qui portati documenti si rileva che prima del 15 maggio 1443 non vennero coniate monete in Sardegna, per conto dei re d’Aragona, che nel Castello di Cagliari (eccezione fatta di Villa di Chiesa che coniò alfonsini d’argento e alfonsini minuti nel primo tempo della dominazione Aragonese, cioè per Giacomo II, Alfonso IV e Pietro IV), quindi i due reali della zecca di Bosa sono da attribuirsi a Giovanni II fratello e successore di Alfonso V.

Il documento riportato dallo Spano potrebbe solamente provare la coniazione di monete a Bosa, Alghero, Sassari, ecc. per conto dei Re d’Aragona, dopo il 1443, e non prima.

Nell’epoca in cui regnò Giovanni I (i 387-1 395) la città di Bosa faceva parte del Giudicato d’Arborea, come risulta dall’atto solenne di pace concluso e firmato nel 24 gennaio 1388 tra il Re Don Giovanni d’Aragona e Eleonora d’Arborea, col concorso delle città, ville e comuni dipendenti da quest’ultima2, fra le quali la città di Bosa che concorre all’atto di pace a mezzo del suo sindaco e procuratore Galeazzo Masala; e non essendo fra le città che nello stesso atto figurano sciolte dal giuramento di libertà, e restituite al re D’Aragona3, ne risulta che continuò

  1. Non credo esatta l’indicazione del peso. Nel giugno dello scorso anno ho esaminato sei esemplari del reale minuto coniato a Bosa, posseduti dagli eredi Mocci e ne ho trovato due di discreta conservazione che combinano con quelli illustrati dallo Spano, il n. i pesa gr. 0,560, il n. 2, gr. 0,690, gli altri quattro, di cattiva conservazione pesano meno di gr. 0,700. — Un bellissimo esemplare, che fa parte della mia raccolta pesa gr. 0,510.
  2. Tola, Historiae patriae monumenta, Codex diplomaticus sardiniae, Vol. I, pag. 817; R. Archivio di Cagliari, Vol. f. fol. 43.
  3. Tola, Op. cit., pag. 849, nota (1).