dice al II volume del Müller, Numismatique de l’ancienne Afrique, p. 178-183, da dove le toglie il Mayr, il quale ne aggiunge a sua volta poche altre, tra le quali due che sembrano ancora inedite. Il Mayr giudica che queste monete non debbano essere anteriori di molto al I secolo avanti l’e. v., ed a ciò vien principalmente indotto da’ caratteri neopunici della leggenda di alcune di esse. Nonostante, se io non m’inganno, in nessuna di queste si vedono caratteri neopunici puri: essi appartengono, non meno che quelli delle monete della Syrtica, ad un periodo di transizione, in cui l’א, il ח, il מ conservano ancora la forma antica. Da ciò segue che tali monete, al contrario, non possono essere riguardate come posteriori di molto al I secolo a. G. C. E quanto allo stile poi, è facile constatare che le migliori di esse non rimangono gran fatto inferiori a quelle di Melita e di Gaulos: le riproduzioni medesime che ne ha date il Mayr potrebbero dimostrarlo a chi non ne avesse avuto mai fra le mani un esemplare di buona conservazione. In tal guisa manca ogni ragione per negare che alcune di tali monete siano antiche quanto le più antiche di Melita e di Gaulos o poco meno. Ma la controversia più importante e più lungamente agitata non è quella del tempo, bensì quella del luogo o de’ luoghi a cui queste monete appartengono. Sulla leggenda fenicia non c’è da fare grande assegnamento: si sa che tali leggende, per l’occidente, sono in molti casi più d’impaccio che di aiuto alla ricerca, e ciò dipende non tanto dalla difficoltà della lettura, quanto dal fatto che noi non conosciamo, fondamentalmente, se non la toponomastica greca, onde in tutti que’ casi in cui il nome fenicio non trova riscontro nel greco, manca il primo elemento di certezza. Il solo criterio che rimanga perciò per la classificazione di tali monete è quello dell’affinità del tipo; ma sven-