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quella del vecchio Francesco arieggia i medaglioni di Comodo e Settimio Severo. Non si conoscono ritratti dei Carraresi e soltanto un cronista contemporaneo descrive Francesco secondo corpulento e tarchiato, di aspetto risoluto ed orgoglioso, caratteri che si riscontrano anche nella testa che porta il suo nome. L’assieme però delle due figure deve essere idealizzato e condotto a forme classiche dal sentimento artistico di colui che le ha modellate, poiché il modo con cui sono tagliati i capelli, la mancanza di barba e la nudità eroica del figlio come il paludamento del padre non corrispondono alla foggia di vestito e di acconciatura che, sotto l’influenza della moda francese, si usava tanto alla corte germanica come in quelle dei principi italiani.

Resta così assodato alla nostra regione ed al Novello il vanto di avere per il primo eternato con la medaglia un fatto storico memorabile, dando forma moderna ad un pensiero, che è pure causa di vaghezza e di varietà nella serie numismatica romana. Padova infatti, sotto il governo di principi ambiziosi ed illuminati, era diventata uno dei centri più importanti della coltura dell’alta Italia ed un focolare dal quale s’irradiò lo studio delle lettere e delle arti antiche.

Come Friedlander, anche Schlosser unisce allo studio delle medaglie carraresi quello di alcune tessere o prove di zecca, che portano i nomi di Marco, Lorenzo ed Alessandro Sesto, celebri orefici ed intagliatori dei coni nella zecca veneziana. L’associazione è naturale, perchè, lavorate nella stessa regione e nella stessa epoca, sentono del pari il soffio dell’influenza classica, mentre, tanto nelle une, che nelle altre, le iscrizioni hanno caratteri gotici e le date segnate in cifre arabiche.

A queste, importanti per la firma e pregiate per la somma rarità, seguono alcune tessere più facili a rinvenirsi, ma pure importanti per la varietà dei disegni e delle iscrizioni e pregevoli per il lavoro artistico, sicché da tutti gli studiosi furono attribuite ai membri della famiglia Sesto. Non è noto lo scopo a cui servivano: l’opinione più diffusa è che fossero marche da giuoco, sebbene certe iscrizioni possano far nascere il dubbio che alcune almeno avessero una destinazione più nobile e più importante. Sovra di esse troviamo raffi-