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annotazioni numismatiche italiane | 113 |
l’altro qualche esemplare di questo tallero; esemplare che troverebbe già stampata la sua illustrazione1.
Il tipo è identico a quello del tallero della Frisia del 1605, che vediamo nel Catalogo di Vienna2. La leggenda del dritto è press’a poco quella originale, con varianti incomprensibili che la rendono ribelle a qualunque interpretazione; e valga il confronto fra le due:
legg. orig. | MO + NO + ORD + WEST | FRI + VALOR + HOL |
legg. contraf. | MO + NO + ORD + IVF | TFR + IVVLORHL |
L’anno è eguale, 1605. Nel rovescio, è ricopiata la leggenda testualmente, meno che l’S di NOSTRA è cambiato in E, cosa inesplicabile ancor questa; perchè se v’era ragione di alterare la leggenda del dritto, non ve n’era alcuna per storpiare l’invocazione religiosa del rovescio. Forse la moneta data a modello era mal conservata in quel punto, tanto da indurre in errore un incisore che lavorasse materialmente, senza badare al significato dello scritto. Il leone è riprodotto fedelmente: ma qui è degna di attenzione una particolarità che mi era sfuggita la prima volta che avevo visto la cera. La zampa destra è vicinissima ad un piccolo giglio posto nella leggenda, come se lo tenesse afferrato; nè vi può essere dubbio alcuno su di questo fatto intenzionale, perchè l’asse del giglio non è normale alla fascia della leggenda stessa, nel qual caso non avrebbe che il valore di un segno d’interpunzione. Questo asse è invece ob-
- ↑ I coni stanno in coda alla raccolta, ossia nel piano inferiore dell’ultima vetrina a destra. Vicino ad essi si trovano tre punzoni: quello del leone rampante, un altro del busto del guerriero e l’ultimo che ha la cornice dello stemma. Sono in buono stato; ma quello del rovescio è contorto e rotto nella punta dove riceveva i colpi. Si direbbe che essi hanno servito per una importante coniazione e non per semplici prove.
- ↑ V. Monnoies en argent, etc. Vienna, 1769; p. 479, n. 9.