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tempo, coll’aiuto di quei confronti dei quali tanto si giova lo studio dalle antiche monete, possa trovarsi la nicchia per molti di essi in taluna delie minori zecche d’Italia. Che se alla correzione delle leggende, ed al peso più vicino al legale, accoppiano una rimarchevole rozzezza di lavoro, allora sono da ritenersi quali prodotti di volgari falsari, operanti alla macchia.

3. Abbondevoli sono pure certe contraffazioni di fabbrica barbara e con leggende scorrette. dalle quali a stento si ricava il nome del doge, ch’è il più sovente quello di Lorenzo Friuli. La provenienza levantina di esse, e l’uso frequente della delta, in luogo delle lettere latine a e v, offrono argomento di crederle fabbricate da maldestri falsificatori sopra qualche scoglio dell’Arcipelago greco.

4. Pongo ultime due contraffazioni, le quali si distinguono essenzialmente da tutte le altre per le loro iscrizioni. La prima offre dal lato della croce il nome: domenico. tiberti, e intorno al leone del rovescio quello di francesco . tiberti; l’altra ripete quest’ultimo nome su ambo i lati. Chi erano codesti due consanguinei, e dove furono lavorate queste imitazioni? Ogni mio scrutinare in proposito riuscì fino ad ora indarno, ed è perciò che raccomando caldamente questi misteriosi incogniti alle menti acute ed agli amatori delle cose ardue e bizzarre. Aggiungerò, che forse potrà giovare, il lavoro rozzo e stentato di questi mendaci sesini offerire qualche analogia con quelli accennati nella precedente categoria, ed il peso essere superiore al normale nel primo esemplare. di poco inferiore nel secondo1.

Fra le varie vicende delle contraffazioni dello sesino veneto merita essere ricordata la seguente. Girolamo Molin che fu Rettore di Cattaro per la Repubblica Veneta dall’anno 1610 al 1612, e poi nuovamente fra il 1634 ed il 1636, si servì di cotali falsi sesini per improntare i follari segnati colla sua arme e colle sue iniziali. Ciò apparisce chiaramente

  1. Codesti sesini coi nomi dei Tiberti sono menzionati anche dall’esimio sig. Comm. D. Promis nell’ultima lodatissima sua pubblicazione col titolo: Monete inedite del Piemonte. Torino, 1866, collo stesso fine di eccitare i raccoglitori a studiarli. Onde giovare quanto è da me a tale intento, coglierò la prima occasione che mi si presenti per divulgare le loro immagini.