Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
miscellanea numismatica | 91 |
gattini, ovvero alla terza parte del soldo. La comparsa di quattro esemplari della moneta Dalmatiae nel nostro tesoretto, nel quale primeggiavano per numero le monete del doge Michele Steno (1410-1413), viene ottimamente in appoggio dell’argomentazione del Lazari, che tale moneta sia stata battuta nel tempo di quel doge. Non così posso convenire con lui sul valore per cui tale moneta sia stata emessa. Ma se la sua deduzione riuscì, a mio vedere, su questo punto meno esatta, devesi di ciò accagionare unicamente la meno che mediocre conservazione dell’unico esemplare ch’egli potè esaminare di questo cimelio della veneta numismatica.
Tutti quattro gli esemplari in discorso, anziché mostrare la lega bassa dei tornesi battuti per il Levante, apparivano fatti di un argento di poco inferiore a quello dei soldini di Michele Steno, ed il peso riscontrato in essi era di grammi 0,650; 0,720; 0,780; 0,840; e però circa il doppio di quello dei predetti soldini, che in molti ottimi esemplari trovai costantemente di grammi 0,410. Da ciò credo poter dedurre che tale moneta sia stata emessa per il valore di un mezzanino di grosso, ovvero per due soldi, ed il vedere come più tardi la monetazione da due soldi o gazzetta fu spesse volte realizzata nelle monete destinate ad aver corso nella Dalmazia, mi conferma maggiormente in questo pensamento.
In altro errore, meno facile a giustificare, incorse il Lazari a proposito dello scudo raffigurato sulla moneta Dalmatiae, il quale presentogli ardua ed insormontabile difficoltà. Parendogli scorgere in esso l’arme dei Contarini, e non sapendo a quale personaggio di questa famiglia potesse attribuirsi, immaginò, ma senza averne molta persuasione egli stesso, che tale moneta fossesi da prima battuta sotto la ducea di Andrea Contarini (1368-1382), e che rinnovandosene la battitura nel 1410, si conservasse il vecchio tipo. Come mai a quell’occhio cotanto sicuro potè apparire quello scudo spartito in rombi verticalmente disposti, se già in quel poco felice disegno del suo libro eseguito da un logoro esemplare, scorgesi distintamente lo scudo caricato di una banda scaccheggiata a tre ordini? Di più, come potè egli affermare che l’arme dei Contarini fosse rombeggiata, se nessuna fra le tante armi che portavano i vari rami di quel