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76 | carlo kunz |
lato l’arma Benzona, col motto: In te Domine e dall’altro l’immagine d’esso Benzone, con lettere che dicono: Georgius Benzonus dominiis Cremae „, e ciò vien ripetuto senza alcun commento dagli autori che a lui successero. L’asserzione del Fino, per ciò che riguarda le monete d’oro del Benzone, non è finora comprovata e può ritenersi piaggeria di quello storico, che monete d’oro colle effigie di principi del grado di lui, nel principio del secolo decimo quinto, sono quasi irreperibili. Ne esistono però alcune d’argento e di lega, e tre ho potuto vederne, ricercando diligentemente nelle principali raccolte, una sola delle quali trovasi pubblicata dall’Argelati, nel tomo terzo della sua Raccolta, ma con figura tanto imperfetta che riprodurla con più esatto disegno diventa indispensabile.
La prima (Tavola II, n. 1), è un bolognino di buon argento fatto a similitudine di quelli che prima improntò Bologna intorno al 1236, e che furono poscia imitati per lungo tempo in molte altre zecche d’Italia. Da principio valutati un soldo, o la ventesima parte della lira, sminuirono successivamente di peso, salendo al valore di due soldi. E per due soldi stimo essere stato emesso questo del Benzone, il quale, per analogia con altri di quel tempo, dovrebbe avere il peso di circa grammi 1,100. Leggesi sul primo lato di esso, nel giro: f georgivs — benz, e nel mezzo con lettere disposte in forma di croce, intorno ad un cerchietto: onvs, sul secondo lato del giro: d . e . cre . m ., coll’ultima lettera a, di forma maiuscola, nel mezzo fra quattro simili cerchietti. Superiormente nel giro evvi uno scudetto triangolare, diviso orizzontalmente, col quale al certo si volle raffigurare l’arme del Comune ch’era divisa, di vermiglio e d’argento. Erano questi i colori del marchese Guglielmo di Monferrato, il quale donò il suo stemma ai Cremaschi, nell’anno 1185. Qui non vedesi che lo scudo, il quale nell’arme era inoltre, come in quella di Monferrato, sormontato da un elmo col cimiero di un braccio armato di spada, fra due corna di cervo, arme che distingue ancora quella città. Conservo un’impronta di questa bella moneta, e mi viene detto che un esemplare di essa trovasi nella raccolta del chiarissimo Sig. Cav. Camillo Brambilla di Pavia.