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Crema sia caduta in podestà di Giorgio Benzene cugino di quegli infanti? Vi hanno tutte le ragioni per credere che Giorgio abbia strappato col raggiro ai suoi parenti la signoria. Avvi bensì un istromento d’elezione riportato dal Fino, reddato a nome del Consiglio generale del Comune, ma desso non è che una ripetizione del modo già adoperato da Paolo e Bartolomeo, e per quanto Giorgio Benzone abbia saputo coonestare il fatto del suo dominio, apparisce chiaramente essere stato questo il frutto di doppia usurpazione.

Giorgio Benzone fu astuto, dispotico, rapace e generoso: toglieva colla destra per donare colla sinistra. Temendo di essere trabalzato dalla risorgente potenza dei Visconti, adoperò tutti i mezzi per guarantirsi la signoria, vendendo ed affittando i beni confiscati dai Ghibellini, fortificando castelli, innalzando torri gigantesche, facendo larga provvigione di armi, cambiando i castellani delle rocche, stringendo alleanza con altri tirannelli di Lombardia, implorando tregue dal Duca di Milano; ma tuttociò non valse che a differire la sua caduta.

Spento nell’anno 1412 il feroce duca Giovanni Maria sotto i colpi dei suoi avversarii, successe nel ducato il di lui fratello Filippo Maria, che non dirazzava dagli avi in perfidia e tenebrosa politica. Ben presto s’avvide Giorgio che non avrebbe potuto resistergli lungamente, e stabilì perciò di amicarselo mediante una transazione, rimettendo a lui parte di quella sovranità ch’erasi arrogata. Dopo nove anni di podestà assoluta, egli rinunziò nelle mani di Filippo Maria alla signoria di Crema, per esserne da lui investito colle prerogative di feudatario.

Addì 31 luglio 1414 fu stipulato nel castello di Pavia un accordo, il quale dimostrava quanto magra fosse la parte lasciata dal duca al nuovo suo vassallo, nel tempo stesso che indoravagli l’offa, investendolo del titolo di conte di Crema e di Pandino, trasferibile a tutta la sua discendenza mascolina. In quel mezzo, nell’anno 1407, la Repubblica di Venezia, smaniosa di estendere le sue conquiste in terraferma, riconoscendo importante di amicarsi il signore di Crema, avevalo insignito del raro e splendido privilegio della nobiltà veneziana.