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72 | carlo kunz |
Chiarissima famiglia era quella dei Benzoni, la quale, secondo scrive l’accurato Terni, derivò dall’antichissima dei Greppi, per un figlio di Giovanni Greppo denominato Benzone: e Greppi e Benzoni valsero lungamente a dinotare lo stesso casato. Fu desso il più celebre fra tutti quelli che emersero in Crema, dove primeggiò lungamente per grado e per fortuna stando sempre alla testa del partito guelfo nel tempo in cui tutta l’Italia era scombuiata dalle civili contese delle due famigerate fazioni. Verso la fine del secolo decimosesto divenne quella famiglia cotanto numerosa che quasi potea da sé sola, come già quella dei Fabii in Roma, formare una schiera! Ebbe molti uomini distinti, particolarmente nelle armi, fra cui Venturino Benzone il vecchio, il quale nell’anno 1303, allorché Napo della Torre trionfò di Matteo Visconti, venne eletto capitano del popolo milanese; carica insigne che a lui ben si addiceva, perché guerriero di splendida fama e zelantissimo fautore di parte guelfa.
Di lui e degli altri illustri Benzoni v’hanno belle notizie negli autori nominati, e l’albero di questa illustre famiglia vedesi nel Campidoglio Veneto di Girolamo Alessandro Cappellari, opera manoscritta in gran foglio che conservasi in questa Biblioteca Marciana.
Dopo molti rivolgimenti di fortuna, caduta Crema nell’anno 1335 in potere di Azzone Visconti, perdette per sempre la propria sovranità e col cessare della forma repubblicana ebbe pur fine l’epoca più luminosa della sua storia. Spenta la libertà politica, tacquero le fazioni sotto le spire del serpe visconteo, ma divamparono nuovamente, dopoché Gian Galeazzo coll’oro e coi raggiri, ottenne, nel 1395, dall’imperatore Venceslao il titolo di duca, trasferibile ai suoi discendenti. Guelfi e Ghibellini affilarono di nuovo le spade per straziarsi a vicenda, ed a capo del partito guelfo stettero in Crema, come per lo passato, i Benzoni.
Morto nell’anno 1402 Gian Galeazzo, incominciò a sfasciarsi la potenza viscontea, edifizio aggregato colle conquiste, le compre e le usurpazioni e non cementato dall’opinione dei popoli, ed i partiti, infuriando con nuovo vigore, spianarono agli ambiziosi la via di farsi tiranni della patria loro.
Crema si ribellò a Gabriello Visconti, figlio naturale di