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Delle vicende di Crema, piccola ma generosa città che giganteggia nei fasti d’Italia per sublimi esempii di fortezza dettarono pagine accurate ed eloquenti Pietro Terni, Alemanio Fino, Carlo Sigonio, Giuseppe Racchetti, Francesco Sforza-Benvenuti, ed altri.
Scopo del presente articolo non essendo che quello di toccare brevemente l’argomento delle sue monete, sorpasserò quanto ad esso non si riferisce.
Sebbene Crema tardi fosse stata assunta al rango di città, perchè fino all’anno 1450 s’appagò con quello più modesto di terra o castello, pure l’importanza sua nella storia generale d’Italia fu tale, ch’è argomento di meraviglia come nei varii rivolgimenti di fortuna a’ quali andò soggetta, dalla sua fondazione fino al principio del secolo decimoquinto, mai abbia avuto zecca propria.
È questo un fatto che può francamente affermarsi, perchè nè memorie, nè monete stanno in appoggio del contrario, e conviene discendere fino all’epoca accennata, al tempo cioè in cui fu governata e dominata dai Benzoni, per rinvenire i rarissimi cimeli per cui essa pure prende posto, ristretto bensì ma onorevole, nella serie di ciò che si è convenuto denominare le Zecche d’Italia.
- ↑ La Miscellanea numismatica, divisa in cinque capitoli, fu pubblicata nel 1867 in opuscolo separato a Venezia coi tipi della Tipografia del Commercio.