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sull’erronea attribuzione al francia, ecc. 53

e console, fatto gettare al popolo monete d’oro1, un tale atto fu riguardato come una vera usurpazione dei privilegi imperiali. Quanto ai Papi, si ha memoria fino da Celestino II, eletto pontefice nel 1143, di limosine fatte distribuire da lui, quando dalla Basilica Vaticana si recava alla Lateranense a pigliare possesso; nella qual circostanza si faceva getto di monete in cinque luoghi determinati. Nelle descrizioni di possessi posteriori si legge che il Maresciallo della Curia, chiamato Soldano, cavalcava dietro il magistrato romano, avente ai lati della sella due sacchi di monete, carlini, baiocchi e quattrini, e ne faceva getto a Monte Giordano, presso s. Marco, vicino a s. Adriano e altrove, e segnatamente per allontanare la folla dalla persona del Pontefice. E, per accostarsi a tempi pili vicini a quelli di Giulio, togliamo dalla descrizione dell’incoronazione di Innocenzo VIII, dataci dal Burchard i seguenti tratti: Recedente Pontifice de platea s. Petri, Soldanus fecit tres iactus pecuniarum populo, ut Papa liberius procedere posset .... e più oltre: Soldanus iterum iactus pecuniarum faciebat. Idem fecit in Monte Jordano, apud s. Marcum, ad s. Adrianum, et alibi, ubi populi oppressionem videbat: strano modo per verità di far larga la strada al Pontefice dalla folla; parrebbe invece che la si avesse a serrarvisi attorno più spesso, per provocare una gettata di monete. Pervenuto il Pontefice all’altar maggiore, prosegue il Burchard, ascendit ad sedem eminentem marmoream in tribuna solita paratam. . . . Quo sic sedente, Cardinales omnes eum honorifice elevarunt dicentes: Suscitat de pulvere egenum, et de stercore erigit pauperem, ut sedeat cum principibus, et solium gloriae teneat. Quo facto, Pontifex accepit de gremio d. Falconis thesaurarii sui tres pugillatas quatrenorum et denariorum minutorum successive, et inter populum proiecit, dicens: argentum et aurum non est mihi, quod autem habeo hoc tibi do.

Tutt’altro carattere adunque avea la suntuosa largizione di Giulio, la quale anzi faceva manifesto contrasto con quelle prescritte dal cerimoniale dell’incoronazione e del possesso. Egli intese più tosto con tale atto di munificenza e liberalità ad ingraziarsi il popolo, come al medesimo fine non indugiò

  1. Greg. Turon, Hist. Franc. II. 38.