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504 | giuseppe ruggero |
che è il peso della nostra monetina più un centigrammo. Ecco dunque come il contraffattore avrebbe creato in parte le prove a dimostrare che quella moneta gli apparteneva, sia per le iniziali che per il peso, ed era un vero sesino di Correggio; se poi qualcuno si fosse ingannato scambiandolo per una trillina di Carlo V, quod erat in votis, tanto peggio per lui. Ed avrebbe potuto aggiungere che volendo contraffare trilline, avrebbe prese a modello quelle contemporanee dei Filippi, e non quelle più antiche, sebbene a quei tempi queste circolassero ancora.
Avendo dovuto toccare la questione dei Santi menzionati sulle monete, non sarà male di consultare i principali elenchi che ne trattano, e che si trovano abitualmente tra le mani dei numismatici. Per non cercarne altri, basterà vedere il Tonini, il Muoni e l’Ambrosoli. Nel primo1, ricopiato poi nel vademecum del Bazzi e Santoni2, non abbiamo che un solo S. Antonio, quello abbate, ma in compenso vien prodigato a sei zecche, cioè Mirandola, Padova, Parma, Piacenza, Pesaro ed ai Laudi. Dunque questo elenco non si raccomanda per esattezza. Il Muoni3, non fa un elenco a parte, ma nota i Santi protettori per ogni zecca: egli non nomina che un solo S. Antonio per Padova, ma nel supplemento a pag. 68, assegna S. Antonio abbate a Massa Lombarda. L’A. cita ingenuamente il Catalogo Rossi4 a proposito di una monetina portata in Massa Lombarda al n, 2193, senza avvedersi dell’errore: infatti nello stesso catalogo, la detta moneta è ripetuta al n. 3459 in Pesaro, zecca alla quale vien data dal Zanetti,