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484 | francesco malaguzzi |
bricar monete al conio bolognese: il 21 Aprile 1477 gli Anziani scrivevano al Duca di Ferrara pregandolo di punire quelli che si trovavano nel suo stato1. Non essendo sufficienti le pene in vigore vi si aggiunse la tortura e nel 1479 pena ignis. Lo stesso Giovanni Bentivoglio pubblicava ripetutamente un avviso promettendo un premio di 50 ducati a chi fosse riuscito a catturare un falsario matricolato che da lungo tempo eludeva le ricerche più attive dei birri del podestà. Finalmente il colpevole fu agguantato, e il Bentivoglio gli fece pagare di sua borsa, come prima punizione, la somma promessa2. Altra volta fu scoperta una società di malfattori garzoni della zecca che sottraevano monete e furono tutti condannati3. Fu pubblicato un altro bando comminante una multa di 100 bolognini d’oro a chi fosse dichiarato reo di sbolzonare monete: metà di questa somma sarebbe andata al denunciatore4. Non finiremmo più se volessimo accennare ai casi anche principali, taluni dei quali curiosissimi, di cui trovammo memoria nelle serie di carte bolognesi del sec. XV.
Ma siccome tale argomento non interessa che poco a noi, incalzati da troppo lungo cammino, ci contentiamo di averlo ricordato nelle sue linee generali e proseguiamo nella nostra storia.
Dei primi anni del cinquecento ci rimangono, oltre le dichiarazioni dei saggiatori, (le poche di questa serie, quasi tutta mancante) i capitoli di una